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E così voi pensate di saper raccontare la differenza fra amici e nemici?
I sentimenti d’amore e la rabbia di chi è stato tradito?
Potete raccontare chi ha scritto i testi e chi ha scritto la musica?
E siete sicuri che non lo avete fatto insieme?
Davvero pensate di poter raccontare di milioni di persone per cui eravate dio?
E di come avete iniziato a litigare su quanto doveva essere lungo un riff della stratocaster?
Amici per nemici?
Il collettivo per il singolo?
Chi ha sbagliato, chi aveva ragione?
Davvero avreste scambiato tutto quello che siete per un po’ di libertà in più nel mettere qualche nota sul pentagramma?
Tutti noi… tutti noi vorremmo solo che foste qui, insieme.
Siamo solo degli sciocchi che pagano centinaia di euro per un concerto
ritornando negli stessi stadi e negli stessi teatri
anno dopo anno
cantiamo a squarciagola ogni volta le stesse canzoni e alla fine cosa abbiamo?
Solo la stessa vecchia speranza di vedervi ancora insieme.
Ovviamente questa non è la traduzione di Wish you were here (pezzo e album su cui basta aprire una pagina a caso del web per averne la vivisezione dei significati di ogni nota e parola, quindi per una volta non mi sento di aggiungere niente), per quella andate qualche riga sotto.
È solo la condivisione di un’emozione caldissima arrivata dopo il concerto di David Gilmour a Roma ieri sera. Bellissimo, mistico commovente con il passaggio di testimone alla figlia e la sua chitarra sempre fino al cielo as usual.
Nel 2018 avevo visto Roger Waters a Bologna con il suo tour Us+Them. Impatto scenico e coinvolgimento del pubblico pazzesco, sicuramente maggiore di quello di ieri… ma la chitarra di David mancava a prescindere.
So tutto, i danni sono irreparabili.
So tutto, non aggiornatemi sulla faida senile.
Gli album dei Pink Floyd che hanno fatto dopo di me fanno schifo. (Waters)
Era un sacco di tempo che non scrivevo un album da solo, era… era.. da The Dark side of the moon. (Gilmour)
Ormai ho accettato con pacatezza e rassegnazione che nella mia vita non potrò mai vedere un live con le due anime guida dei Pink Floyd insieme .
Però ragazzi… vorrei tanto che foste qui. Insieme.
Pink Floyd – Wish you were here
E così tu pensi di poter raccontare la differenza fra paradiso e inferno?
Di un cielo azzurro dal dolore?
Puoi raccontare la differenza da un prato verde e un freddo binario di acciaio?
Di un sorriso da un velo?
Davvero pensi di saper raccontare?
Di come ti hanno fatto scambiare i tuoi eroi per fantasmi?
La cenere calda per alberi?
Un comodo conforto per il cambiamento?
Hai scambiato il tuo ruolo nella guerra per una parte di leader nella gabbia?
Come vorrei, davvero, come vorrei che fossi qui.
Siamo solo due anime perse che nuotano in una palla per pesci
anno dopo anno
correndo sopra gli stessi campi, cosa abbiamo trovato?
Le stesse vecchie paure.
Vorrei che fossi qui.
Le altre 18 canzoni:
Sornione
Velasquez
L’avvelenata
Time
Il giorno di dolore che uno ha
Heimat
Ci penserò domani
Meri Luis
The chauffeur
Off he goes
Ob-la-di, ob-la-da
The Times they are a changin’ – Things have changed
Rimini
The captain of her heart
The bard’s song
Stay. Faraway, so close
Il mio nome è mai più
Purple rain