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Se vuoi toccare sulla fronte il tempo che passa volando/ In un marzo di polvere di fuoco/ E come il nonno di oggi sia stato il ragazzo di ieri/ Se vuoi ascoltare non solo per gioco il passo di mille pensieri/ Chiedi chi erano i Beatles. / Se vuoi sentire sul braccio il giorno che corre lontano / E come una corda di canapa è stata tirata / O come la nebbia inchiodata fra giorni sempre più brevi / Se vuoi toccare col dito il cuore delle ultime nevi / Chiedi chi erano i Beatles / Chiedilo ad una ragazza di quindici anni di età / Chiedi chi erano i Beatles e lei ti risponderà.
Nel 1984 Gaetano Curreri e i suoi Stadio regalavano questo gioiello alla musica italiana in un mini-lp omonimo. Le parole sono di Roberto Roversi ed erano passati appena (sic) 14 anni dal 1970 che sancì lo scioglimento ufficiale dalla band più famosa di tutti i tempi.
Oggi, 40 anni dopo quella canzone e 54 anni dopo l’anno che, anche a causa delle morti troppo precoci di Jimi Hendrix e Janis Joplin, molti integralisti indicano come l’anno in cui il rock è finito (citazione doverosa: Quasi famosi di Cameron Crowe), quelle parole restano estremamente ed incredibilmente vere.
Una volta pronunciata, la parola Beatles spazza via qualunque altra cosa di cui si stesse parlando, e non solo discussioni musicali in senso stretto. Se si parla di moda, di boy band, di fan in delirio e di fan-atici pronti a fare qualunque cosa, dell’eterno amore/odio fra case discografiche e cantanti, di amicizia e rivalità fra rockstar, di musica ricavata dall’abuso di droghe e sperimentazione; è sempre lo stesso.
Beatles. Anche solo pensarla questa parola tutt’oggi significa evocare un vortice di sensazioni e brividi indescrivibili, è un fiume che scorre su un divano di pelle; nomini i Beatles e le auto hanno brusche fermate e le radio private mettono in onda la nebbia e le vecchie paure, poi inizi a sognare città che non hanno mai fine, sentire tante voci cantare e laggiù gente risponde, nuotare fra onde di sole e camminare nel cielo del mare. E allora, giunto lì, cominci davvero a chiederti: Ma chi erano mai questi Beatles?
Non ho la conoscenza tecnica sufficiente per stabilire quale sia la loro grandezza effettiva nella storia della musica popolare (rock, pop, blues, country che sia) che c’era prima di loro ed è continuata dopo di loro. Ci saranno certamente dei manuali appositi per conoscere quali siano le innovazioni del duo Lennon-Mc Cartney e se siano state così fondamentali o, se come dicono i detrattori, le vere innovazioni le facevano altri (Brian Wilson, Frank Zappa, Herbie Hancock, Jeff Beck) e loro erano bravissimi a riprenderle.
Quello che so è che i Beatles come pochissimi altri (davvero pochissimi, anzi forse nessuno eccetto Elvis Presley nella storia della musica) hanno sfondato ogni confine fra le arti, la cultura e la società. Con loro, qualunque sia il tuo interesse ci devi fare i conti. E questo non vuol dire che siano la nostra band preferita, anzi! Lo chiariamo: se dobbiamo scegliere qualcosa da ascoltare a lungo è molto più probabile che sceglieremo un album dei Pink Floyd, dei Led Zeppelin o dei The Doors tanto per rimanere, più o meno, nel campo selezionato.
Però la cosa innegabile è che nei solchi dei quattro di Liverpool ci sono tutti gli elementi per fare la musica di tutte le altre band. Basta pensare che Helter Skelter è in assoluto la prima canzone heavy metal della storia (anticipa di un anno Paranoid dei Black Sabbath).
Difficile pensare che chi ha fatto She Loves You e Michelle abbia anche concepito l’heavy metal, vero?
Ma venendo a noi, quale canzone scegliere in una produzione così vasta e variegata che rappresenti chi e cosa siano stati i Beatles?
Bisognerebbe forse sceglierne una delle prime che hanno effettivamente composto insieme John Lennon e Paul Mc Cartney per non essere partigiani di una delle due anime beatlesiane… a proposito, voi siete Paulisti (Get Back, Yesterday, Let it be) o Lennoniani (A day in the life, Lucy in the sky with diamond, Help!)?
O per non far torto a nessuno dovremmo parlare di While my guitar gently weeps ricordando il ruolo del grande George Harrison che forse, a livello tecnico era il migliore dei fab four?
E allora che dire di Ringo Starr, che alla fine dei conti è forse quello che alla fine se l’è goduta più di tutti? Ma mentiremmo se dicessimo che i due pezzi, nella produzione della band, da lui firmati siano fra i nostri preferiti.
E allora ecco Ob-la-di, ob-la-da. Perché?
Perché è una delle canzoni meno apprezzate dai fan, anzi! Per dirla tutta è stata anche inserita in qualche elenco delle canzoni più brutte della storia (brutta roba l’invidia).
Perché è un pezzo solo di Paul Mc Cartney che John Lennon odiava. (“Ah ma allora ti schieri!” no.)
Perché è un pezzo che il perfezionista Paul ha registrato così tante volte per trovare un’introvabile quadra che nessuno, turnisti compresi, ne poteva più. Fino a quando John ha detto “Ora basta, te la faccio funzionare io questa canzone” e si è messo, in modo del tutto improvvisato, al piano e ha tirato fuori un assurdo ritmo tra il reggae la musica da parata e di colpo tutto è andato musicalmente a posto.
Perché nell’ultima strofa Paul sbaglia le parole (dicono) ed inverte i personaggi e rende tutto ancora più surreale e casuale di quel che è il testo. Caos e surrealismo, sono i sixties baby!
Perché rappresenta perfettamente Ringo Starr a cui quando chiesero come facevano a comporre quei testi meravigliosi lui rispose: “Ma a dire il vero erano i nostri fan ad essere meravigliosi, non ho mai capito dove li andassero a trovare tutti quei significati nascosti!”.
Perché alla fine forse siamo davvero noi a trovare il senso alle canzoni e alle poesie, e allora forse la grandezza del poeta/artista è proprio questa, far diventare artisti e poeti tutti gli altri.
Desmond ha un banco al mercato
Molly è la cantante di una band
Desmond dice a Molly: “Ragazza, mi piace il tuo viso”
E Molly gli risponde prendendolo per mano:
Ob-la-di, ob-la-da
La vita va avanti, fratello!
La -la la vita va avanti a modo suo
[…]
Desmond fa un viaggio in gioielleria
Acquista un anello d’oro da 20 carati
Lo riporta a Molly che lo attende sulla porta
E quando glielo dà, lei comincia a cantare
Ob-la-di, ob-la-da
[…]
In un paio d’anni
Hanno costruito una casa, dolce casa
Con un paio di bambini che corrono nel cortile
Di Desmond e Molly Jones
Sempre felice dopo il mercato
Desmond lascia che i bambini diano una mano
a Molly che resta a casa e fa la sua bella faccia
E la sera la canta ancora con la band
Ob-la-di, ob-la-da
La vita va avanti, fratello
La, la, come va la vita (ehi)
Ob-la-di, ob-la-da
[…]
In un paio d’anni
Hanno costruito una casa, dolce casa
Con un paio di bambini che corrono nel cortile
Di Desmond e Molly Jones
Sempre felice dopo il mercato
Molly lascia che i bambini diano una mano
a Desmond che resta a casa e fa la sua bella faccia
E la sera è il cantante della band!
Ob-la-di, ob-la-da
La vita va avanti, fratello
La – la la vita va avanti a modo suo
E se vuoi divertirti
Prendi Ob-la-di-bla-da
Grazie
Due cose sulla traduzione. Abbiamo optato che la frase Desmond takes a trolley to the jeweler’s store significhi un viaggio verso la gioielleria perché di certo nei ’60 a Liverpool i trolley bus c’erano! Invece pensare a Desmond che compra gioielli con un cestino… (ebbene sì, ci sono le tracce di litigate fra fanatici al calor bianco sul tema fin dagli albori di internet).
In Ob-la-di, ob-la-da Life goes on, brah La, la, how the life goes on traduciamo le ultime cinque parole con “la vita va avanti a modo suo” perché è l’unico che ci sembra dare un senso a quel “how”. Se avete opinioni diverse, la mail è info@konka.zone bro’!
Ci sono diverse polemiche sul titolo della canzone e ci sono state anche cause legali. Evitiamo di parlarne qui, perché ci piacerebbe anche recuperare in questo periodo un po’ di quella spensieratezza che segnava i sixties in cui spesso le idee e le canzoni si scambiavano senza troppi problemi fra “fratelli” fino a quando qualcuno non se ne approfittava. Del resto è proprio per la leggerezza d’animo che questo pezzo ci infonde di fronte ad ogni situazione della vita il motivo per cui l’adoriamo.
A proposito di polemiche, c’è una cosa che davvero non vorremo più sentire quando si parla di Beatles; ovvero che si siano sciolti per colpa di Yoko Ono. Ma ci rendiamo conto che chiediamo troppo.
The Beatles: Ob-la-di, ob-la-da
Le altre canzoni:
Sornione
Velasquez
L’avvelenata
Time
Il giorno di dolore che uno ha
Heimat
Ci penserò domani
Meri Luis
The chauffeur
Off he goes