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Aspettando la fine del mondo. Risposte aperte a Giovanni De Mauro (Internazionale)

Questa settimana Giovanni De Mauro ha posto su Internazionale delle domande sia a chi pensa che sia meglio smettere di sostenere militarmente l’Ucraina che a chi pensa che sia meglio continuare a sostenerla militarmente.
Rispondo per quel che mi riguarda, cioè perché sarebbe meglio smettere (e sarebbe stato meglio non aver mai iniziato) sostenere militarmente l’Ucraina.

 

Se fossimo al posto degli ucraini non cercheremmo anche noi di difendere la nostra libertà, combattendo contro chi vuole occuparci e invocando l’aiuto del resto del mondo?
Probabilmente sì, soprattutto se siamo dei sostenitori di Zelenski e abbiamo appoggiato e condiviso la sua politica sul Donbass. Probabilmente ne saremmo molto meno entusiasti se facessimo parte delle  comunità russe in Ucraina.
Questa tuttavia è una domanda retorica ed inutile perché è ovvio che chi combatte una guerra chieda aiuto al “resto del mondo”, ovvero a “Stati amici” che possano aiutarlo; le domande dovrebbero riguardare l’opportunità e la giustezza che questi stati lo aiutino effettivamente .

Abbiamo il diritto di chiedere a un paese di arrendersi pur di fermare una guerra?
Abbiamo il dritto di dare consigli agli altri? Abbiamo diritto di dire ai russi, ai cinesi, ai cubani  che non vivono in democrazia e che sarebbe meglio che cambiassero le loro forme di governo? (Come se la nostra lo fosse realmente una democrazia rappresentativa,  ma vabbè…). Abbiamo diritto di dire ai palestinesi che non seguano Hamas per evitare le rappresaglie genocide di Israele? Quando c’è una situazione di conflitto internazionale uno può legittimamente dare dei consigli a chi la sta gestendo, che questi poi siano quelli giusti è un altro paio di maniche, ma anche in questo caso la domanda sembra davvero malposta.

È accettabile che i confini di uno stato sovrano siano modificati con la violenza?
Nel mondo utopico? No. Nel mondo reale avviene tutti i giorni feriali e due volte la domenica.  Balcani, Cipro, Irlanda, Afghanistan, Paesi Baschi, Congo, Palestina, Siria, Iraq, Rojava, Kurdistan…

Una sconfitta dell’Ucraina non rischierebbe di suggerire a Vladimir Putin che sia possibile invadere anche altri paesi?
Qui entriamo nella schizofrenia occidentale di vedere IL male assoluto al di fuori dei confini della Nato. Putin ha fatto quello che noi (nel senso della Nato) abbiamo fatto in decine di occasioni negli ultime venti anni, le abbiamo chiamate “operazioni di polizia internazionale” e peraltro lui stesso aveva già fatto la medesima cosa in Cecenia, con il nostro appoggio neanche troppo silente fra l’altro (vedi il famoso lettone di Arcore). Putin ha così dimostrato, fra l’altro, di non essere migliore dei fanatici bushisti della Cia smentendo i fessacchiotti che lo vedevano come saggio.
Avrebbe potuto dare uno smacco internazionale a tutti e porre le sue truppe a difesa delle comunità russe come avrebbe dovuto fare l’Onu (e lo faceva prima della follia balcanica, per inciso) ma ha preferito mostrare che è in grado di fare quello che la Nato ha fatto altrove.
Quindi no, non si corre questo rischio perché Putin se ha deciso di invadere altri paesi per ricostruire la Grande Russia lo farà a prescindere.

E cedendo a Putin non c’è il pericolo che altri dittatori seguano il suo esempio?
Altri dittatori chi? Chi stabilisce chi è un dittatore? I giornalisti? Il parlamento italiano fatto di oligarchi scelti dai partiti, con la fedina penale spesso compromessa e non eletti da nessuno ma nominati in base ai voti che prende il loro partito? Macròn che si fa fotografare da boxer per spaventare Putin? Il parlamento Europeo che ha deciso che possiamo morire tutti di inquinamento e di cambiamenti climatici purché le banche di Bruxelles non perdano i loro soldi?  Biden o presto probabilmente Trump, veri fari della democrazia Made in Usa esportata con aiuti ai Talebani, Al Qaeda, Isis, Nazisti sudamericani (ed anche peggio) in nome del motto “il nemico del mio nemico è mio amico”? O lo dovrebbe stabilire l’Onu? Ecco, allora se lo deve stabilire l’Onu, che sarebbe l’unica istituzione deputata a farlo, ripartiamo da lì. E ricominciamo a parlare di disarmo. Non di interventi militari a supporto di una delle due fazioni in guerra.

In Ucraina non sono in gioco anche il futuro dell’Europa e i suoi valori democratici?
Per l’appunto, cambiare subito rotta e ricominciare a parlare di pacifismo (non quello cristiano del “porgi l’altra guancia”), di disarmo, di Forze di Interposizione Internazionali (leggi: Caschi Blu), di divieti di proliferazione delle armi e  del divieto assoluto delle armi di distruzione di massa. Ma non quelle che attribuiamo ad introvabili depositi di presunti dittatori, quelle che l’élite dell’ingegneria europea e occidentale progetta, realizza e poi vende ai paesi in guerra o guerrafondai.
Questo se vogliamo avere un futuro pacifico, altrimenti diciamolo chiaramente: 80 anni senza guerre in Europa sono troppi, bisogna tornare a combattere perché la politica, e il dialogo con “dittatori folli” ci ha stufato. E allora che appoggio alla guerra sia e mandiamo il nostro esercito, senza nascondersi dietro gli “eroi” ucraini per fermare il “dittatore folle” Putin.
Sarebbe forse peggio, ma almeno non ipocrita e comunque vada porterebbe a una risoluzione (anche se magari non ci piacerà come andrà a finire).

foto: Di Rob984, GrandEscogriffe and others – Location European nation states.svg then Europe-Ukraine (under control on 1 June 2022).svg, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=34770911