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Cento canzoni di cui parlare. Ma di cosa parla Purple Rain?

Pubblicato il 19 Set 2024

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Anni 80. Ancora. Scusatemi anche perché non sarà di certo l’ultima.

Prince, detto “Il genio di  Minneapolis”.
Genio che in Italia ci è arrivato solo in parte e trasfigurato dalle polemiche e dalle rivalità.
Il successo clamoroso dell’incredibile Kiss in ogni pista da ballo del paese sconvolse la mia generazione in ritardo per aver conosciuto il funky e la motown degli anni ’70. “Cos’è sta roba? Come la balli? Ma come c…o la sta ballando lui sul video? Ma è uomo o donna? Ma cos’è, fr..o?”

In piena regressione culturale e riscoperta del machismo grazie a Drive In, arrivò questo genio (che fosse un genio musicale polistrumentista allora non ne avevamo la minima idea, ovviamente) a confondere le nostre serate di provincia. Potevi odiarlo, potevi odiare la sua voce, potevi odiare la sua sessualità ambigua (almeno per noi cresciuti a pane e Rocky-Rambo-Sting), ma non potevi evitare di ballarlo in pista.

Era tutto ciò che non era Michael Jackson, cioè il nero che piaceva ai bianchi in primo luogo perché voleva diventare bianco; un ballerino perfetto, educato, testi lineari e politically correct nonché amico di Paul Mc Cartney.
Prince forse non era un ballerino provetto come il rivale, ma di certo era molto più ammiccante e pieno di sessualità debordante. Testi espliciti, video ancora di più, convinto di essere il più bravo di tutti, antipatico fino all’estremo.

Ma non c’era nulla da fare, partiva la sua Kiss e in discoteca si mettevano a ballare anche i tavolini. 

In realtà quel pezzo rappresentava la fine di “Prince & the Revolution” che, come ci dicevano le riviste di allora (Sorrisi e Canzoni, Tutto, Ciak… le stesse che ci regalavano i testi e le traduzioni), avevano avuto il loro massimo splendore nel mondo qualche anno prima con Purple Rain: un film, una colonna sonora e una canzone che abbiamo riscoperto dopo.

Purple Rain è uno di quei pezzi che, se per te la musica conta qualcosa, ti rimane incollato per sempre. Magari sei un Disc Jokey e lo hai ascoltato velocemente perché cercavi altri pezzi da mettere in discoteca? Magari lo hai anche interrotto a metà perché una ballata così struggente neanche nel preascolto si può passare? Lo odi per quel suo dannato falsetto e quei gridolini da gatto castrato? Niente da fare, se ascolti la musica con un certo livello di attenzione stai pur certo che dopo un paio di giorni dal primo ascolto stai lì a canticchiare “purple rain… purple rain…

Senza l’onniscienza del web a tua disposizione cominci a cercare informazioni, ma non sono molte le riviste che parlano di pezzi usciti due anni fa… e allora di malavoglia, magari premettendo che Prince non ti piace a prescindere in quanto ric…ne (vedi regole di ZeroCalcare sulla necessaria sincerità nei rapporti di amicizia fra maschi adolescenti e adulti), chiedi a qualche amico: “Ma Purple Rain di che parla? Che è ‘sta pioggia viola?”

Parla di emozioni ovviamente. Alla fine puoi essere trasgressivo come Prince, ma negli anni ’80 quasi tutto si riconduce a quello. Amicizia, amore, tradimenti, sesso, scuse, però ti amo, mi manchi, telefonami. 

Il pezzo fa da colonna sonora al film omonimo e di cui praticamente spoilera quasi ogni dettaglio. Storie eterne, ma oltre alla bellissima melodia in questo caso è la lirica e, davvero, la magnifica interpretazione di Prince Roger Nelson che piazza ogni urlo al momento giusto  a fare la differenza.

Del resto non sarà certo un caso se, di questo pezzo, raramente si sente una cover all’altezza dell’originale.

Non intendevo causarti nessun dispiacere
Non intendevo causarti nessun dolore
Volevo solo vederti ridere una volta
Volevo solo vederti ridere nella pioggia viola
Pioggia viola, pioggia viola!
Volevo solo vederti fare il bagno nella pioggia viola

“Si vabbè ma questa pioggia viola cosa cavolo…”
“Ancora no? E dai… è abbastanza chiaro!”

Non ho mai voluto essere il tuo amante del fine settimana
Volevo solo esserti in qualche modo amico
Piccola, non potrei mai rubarti ad un altro
è un peccato che la nostra amicizia debba finire
Pioggia viola, pioggia viola!
Volevo solo vederti fare il bagno nella pioggia viola

“Mmm tanto rumore e poi alla fine è la solita storia del ‘possiamo essere solo amici’ addio!”
“Eh no, c’è l’ultima parte. Non è Michael Jackson, è Prince!”

Tesoro, lo so, lo so,
lo so che i tempi stanno cambiando
è tempo che tutti raggiungiamo qualcosa di nuovo,
e questo vale anche per te, dici di volere una guida
Ma non sembra che tu riesca a farti un idea
Credo dovresti chiudere
E lasciare che io ti conduca nella pioggia viola
Pioggia viola pioggia viola

se tu sai di cosa sto cantando, dammi le tue mani
Io voglio solo vederti nella pioggia viola.

[Photo by jimieye from flickr.com – https://www.flickr.com/photos/jimieye/ – https://www.flickr.com/photos/jimieye/503297960/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2308553]

“Cioè gli dice di chiudere con il tipo e andare con lui?”
“Te l’ho detto è Prince, non vedi che si sta sempre a dimenare e fare allusioni sessuali nei video?”
“Ma non era gay?”
“Vabbè che questa conversazione avviene negli anni ’80 e quindi non avevamo wikipedia; ma che Madonna, Jill Jones e Kim Basinger avevano avuto una relazione con lui lo scrivevano anche su Sorrisi e Canzoni… e si sapeva anche (sui giornali meno patinati) che aveva suscitato scandalo la sua relazione a quattro con Wendy & Lisa (per cui scrisse produsse diversi album) e Susannah e la sorella di Wendy.”
“A quattro?”
“E i vede che a tre per lui era banale!”
“Ah… e quindi bagnarsi nella pioggia viola…”
“E dai che sennò mettono il ban al blog, che mica siamo più negli anni ’80 che si poteva dire e fare tutto!”
“… però qui leggo che Prince ha dichiarato che la pioggia viola parla della profezia della fine del mondo che il cielo si colora di porpora e…”
“Sì, credo che l’abbia detto anche Jimi Hendrix ai giornalisti quando gli chiedevano di Purple Haze! Forza ragazzino, cresci che poi nel duemila il mondo peggiora.”

 

Prince & The Revolution – Purple Rain

 

Le altre 17 canzoni:

Sornione
Velasquez
L’avvelenata
Time
Il giorno di dolore che uno ha
Heimat
Ci penserò domani
Meri Luis
The chauffeur
Off he goes
Ob-la-di, ob-la-da
The Times they are a changin’ – Things have changed
Rimini
The captain of her heart
The bard’s song
Stay. Faraway, so close
Il mio nome è mai più