100 canzoni di cui parlare, Blog, In evidenza

Cento canzoni di cui parlare. Rimini

Pubblicato il 24 Giu 2024

Scritto da

Etichette: , , , , ,

[013/100]

 

Rimini.
Dalla Treccani: Comune dell’Emilia-Romagna (135,71 km2 con 149.335 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata sulla costa adriatica, alla foce del fiume Marecchia.

Dalle memorie: indefinito luogo mitologico e mitizzato che si estendeva da Gabicce Monte a Bellaria – Igea Marina capace di alimentare e spesso rendere reali leggende passate alla memoria collettiva e al contempo falsificare realtà poi cancellate, più o meno opportunamente, dalla medesima memoria collettiva.
Prima luogo canonico delle vacanze estive ripetutamente ripetute ogni anno come si usava allora (“per quest’anno, non cambiare, stessa spiaggia stesso mare…”); forse per proteggere a noi bambini dandoci l’illusione che il nostro mondo fosse eterno, aspettando che fosse l’adolescenza ad aprirci inevitabilmente gli occhi.
Quindi luogo di perpetui ritorni, che siano stati di poche ore pochi giorni o intere settimane; prima per vivere le emozioni che ogni ragazzo deve vivere (certe notti sei sveglio o non sarai sveglio mai, del resto), poi per riviverle mutate e di diverso sapore, poi per viverne di diverse e infine per ricordare che hai vissuto emozioni.

Rimini significa inevitabilmente: notti e feste sulla spiaggia, solleone, i gavettoni di ferragosto, piadine e bomboloni, decine di discoteche stracolme dalla lunedì alla domenica con migliaia di persone a ballare techno-house-latino-dance-rock-underground, l’aquafan e i parchi a tema, milioni di turisti che ogni anno erano più dei milioni dell’anno precedente, lungomare Rimini-Riccione sempre pieno dalle 8.00 del mattino alle 8.00 della sera e dalle 8.00 della sera alle 8.00 del mattino, videogiochi fantascientifici, dormire davanti al Culumbus o in macchina per una settimana di seguito e docce all’autogrill per non aver trovato una camera, scoprire a che serve conoscere l’inglese, l’amore sognato e scrivimi dai ti prego, il sesso scoperto e questo è il numero della mia camera datti da fare sennò divento timida.

Rimini significa inevitabilmente: scoprire che poi tutte quelle birre non le tieni, vomitare l’anima in spiaggia o davanti al buttafuori della discoteca che non aspettava altro, non sapere cosa fare quando scendi dal treno a diciassette anni, sentirsi alienato, pensare qui sono tutti pazzi, poi prendi il ritmo e poi lo riperdi e un amico se ne vuole andare perché è troppo… troppo, aspettare un taxi con la macchina rotta, dar consigli inutili ad un’amica che non ti ascolta, scoprire che nel tuo giro non ci sono solo le droghe leggere, l’amico che sta male e cazzo chiamate qualcuno, due occhi in lacrime che ti dicono stronzo, lo specchio che ti dice stronzo, una cartolina che ritrovi anni dopo e ti fa domandare ma perché sono stato così stronzo?

Insomma, la Luna e il suo lato oscuro. Ci ha pensato Fabrizio De Andrè (con Massimo Bubola) a mettere in una sola canzone tutto ciò che è Rimini.

“Voi mettete dei bigliettini con i titoli di tutte le canzoni di Fabrizio De Andrè in un grande contenitore, tiratene fuori uno a caso e state tranquilli che avrete estratto un capolavoro” (Prof. Marcello Ricci).

Teresa ha gli occhi secchi / guarda verso il mare/ per lei figlia di pirati / penso che sia normale.
Teresa parla poco / ha labbra screpolate / mi indica un amore perso / a Rimini d’estate.
Lei dice bruciato in piazza / dalla Santa Inquisizione / forse perduto a Cuba / nella rivoluzione/ o nel porto di New York / nella caccia alle streghe / oppure in nessun posto / ma nessuno le crede.

Oggi che Rimini è diversa (un turismo con più spazio per le famiglie, meno divertimento folle, molte meno megadiscoteche e probabilmente è molto meglio così per tutti) pensiamo sia raro incontrare persone come Teresa. Ai tempi in cui De Andrè scrisse il pezzo (1978) era di certo più frequente e, forse ancor più nei nostri anni ‘90. Le abbiamo incontrate e le abbiamo ascoltate, anche se eravamo lì per divertirci e aspettare la notte come ogni giorno.

Spesso ci sembravano dei pazzi o delle pazze… del resto come può non esser pazzo chi ti dice che ha perso il suo amore nella caccia alle streghe di New York? Quasi sempre però si trattava solo di saper capire il codice e tutto acquistava una sua logicità.

E Colombo la chiama / dalla sua portantina / lei gli toglie le manette ai polsi / gli rimbocca le lenzuola / “Per un triste re cattolico – le dice – / ho inventato un regno / e lui lo ha macellato / su una croce di legno.
E due errori ho commesso/ due errori di saggezza / abortire l’America / e poi guardarla con dolcezza/ ma voi che siete uomini/ sotto il vento e le vele / non regalate terre promesse / a chi non le mantiene”.

Il Codice di De Andrè: Rimini è una terra promessa rovinata da chi non mantiene le promesse, esattamente come l’America. Ma allora Teresa se è riminese è un’indiana, o per meglio dire una nativa americana, ma se un indiana accudisce Colombo, impazzito per i danni che ha fatto all’America, allora…

Ora Teresa è all’Harry’s Bar / guarda verso il mare / per lei figlia di droghieri / penso sia normale.
Porta una lametta al collo / è vecchia di cent’anni / di lei ho saputo poco / ma sembra non inganni.
“E un errore ho commesso – dice – / un errore di saggezza / abortire il figlio del bagnino / e poi guardarlo con dolcezza / ma voi che siete a Rimini / tra i gelati e le bandiere / non fate più scommesse / sulla figlia del droghiere.”

In questo triplo gioco poetico, Rimini-America Colombo-Bagnino Teresa-Indiana, in cui la ragazza non è più pazza ma anzi è quasi un’infermiera che non inganna, restiamo sgomenti. E non solo per l’inarrivabile lirismo di Faber. Lo confessiamo, pensavamo che Teresa avesse bisogno di aiuto, ci siamo quasi sempre fermati per quello. Però la lametta al collo parla chiaro in tal senso e dice: “ragazzi state a un palmo dal mio culo che ho già fatto la mia rivoluzione e impiccato i miei inquisitori, vi ho chiesto di ascoltarmi non di aiutarmi.”

Faber e Bubola continueranno a parlare e a cantare (mai in maniera che sia meno che meravigliosa) di America e di indiani, nello stesso album Rimini con il singolo Coda di Lupo e poi nel 1981 nell’album Fabrizio De Andrè (noto anche come “L’indiano” dal disegno in copertina) in Fiume Sand Creek. Di indiani e di altri popoli colonizzati.

Noi invece abbiamo continuato ad andare a Rimini anche dopo aver ascoltato (molti anni dopo la sua uscita per ovvi ragioni anagrafiche) questo meraviglioso pezzo. Non abbiamo più intenzione di aiutare Teresa visto che non ne ha bisogno, ma per lo meno abbiamo cercato di non essere il triste re cattolico che macellò l’America su una croce di legno.

 

#13 Rimini – Fabrizio De Andrè

 

Le altre 12 canzoni 

Sornione
Velasquez
L’avvelenata
Time
Il giorno di dolore che uno ha
Heimat
Ci penserò domani
Meri Luis
The chauffeur
Off he goes
Ob-la-di, ob-la-da

The Times they are a changin’ – Things have changed