Periodicamente, in coincidenza con le grandi competizioni internazionali o per le qualificazioni di queste, l’Italia si risveglia con la consapevolezza (momentanea, poi torniamo a tirare a campare) che, oltre a tutto il resto in cui siamo sul fondo da un bel pezzo, siamo anche scarsi a giocare a calcio.
“Ma come? Noi che nel 2021 abbiamo vinto l’Europeo!”
Per l’appunto. Dopo due mondiali in cui siamo usciti al primo turno (2010 e 2014) uno in cui non ci siamo neanche qualificati (2018 eliminati dalla Svezia) abbiamo vinto un europeo, poi siamo tornati le pippe degli ultimi anni, non qualificandoci neanche per i mondiali 2022 (eliminati dalla Svizzera prima e dalla Macedonia del Nord agli spareggi).
E oggi il 2 a 0 subito ancora dalla Svizzera, che ci ha preso gusto ad eliminarci, ci manda a casa da quest’europeo ed è di certo uno dei punti più bassi della storia del calcio italiano.
Ora, se è vero (come è vero) che i giocatori italiani professionisti non sono certo scarsi in valore assoluto (basta confrontare i valori di mercato delle rose: Svizzera 281 milioni di euro Italia 705 milioni!) è chiaro che la colpa dovrebbe essere delle scelte incomprensibili di Mr Spalletti. E ovviamente di chi ci l’ha messo.
E per carità, di colpe da attribuirgli ce ne sono a palate, a cominciare dal chiedersi come sia possibile che nessuno dello staff si sia accorto che fra i 26 convocati e anche fra i 30 pre-convocati non c’era l’ombra di un mediano incontrista (l’ingiustamente discusso Jorginho a parte). Riadattare in quel ruolo Fagioli (scaraventandolo in campo in un ottavo di finale dopo un anno in cui non ha giocato per il calcio scommesse) è una delle pensate più demenziali a cui ci è capitato di assistere in quarant’anni di calcio.
Lasciando perdere l’incomprensibile scelta di rinunciare a Verratti (lo sappiamo che Spalletti con i giocatori troppo talentuosi non ci va d’accordo), possibile che in serie A o altrove non ci siano altri mediani italiani? In realtà ci sono: Rovella, Nicolussi-Caviglia, S. Bastoni, Prati, Deiola... ma anche ammesso, e non concesso, che nessuno di questi sia abbastanza forte per giocare in nazionale, ma allora Spalletti e FIGC non dovrebbero operare collaborando con qualche squadra italiana cercando di trovare soluzioni per tempo? Naturalizzando qualcuno magari. O chiedendo di allenare nel ruolo un centrale difensivo… ma che ve lo dobbiamo dire noi? Ma voi della FIGC che minchia state facendo in questi anni? Per cosa prendete lo stipendio oltre che per amministrare una “giustizia sportiva” meno che ridicola e prendere i soldi arabi per far giocare i mondiali in paesi in cui non sono rispettati i Diritti Umani?
Tuttavia le colpe non si limitano certo alla gestione di questo europeo, purtroppo. La crisi del calcio italiano è enorme ed ha radici decennali.
Qualcuno ha fatto caso che nel settore professionistico negli ultimi sono “sparite” almeno 40 squadre? Parliamo ovviamente della riforma della serie C, che da 5 gironi (due di C1 e due tre di C2) è passata a tre gironi.
Qualcuno ha fatto caso che nel settore dilettanti non c’è più la terza categoria? Quanti gironi di terza categoria c’erano in ogni provincia italiana? Avete un idea di quante squadre di calcio dilettantistiche sono scomparse in Italia?
Parlando di Terni, la nostra Konka, oggi, a quanto ci risulta nel comprensorio comunale ci sono sei squadre dilettantistiche che hanno un settore giovanile.
Nel 1994 ce n’erano almeno dodici. (Non ci credete? Eccovele: Olympia Thyrus, Campitello, Gianfardoni, Bosico, V. Maroso, Gabelletta, Cesi, Collestatte, Campomaggio, Dinamo Borgo Bovio, Virtus, Farini… e molte di queste in diverse categorie iscrivevano due squadre, una per il campionato provinciale, l’altra per il regionale)
In trent’anni si sono dimezzati i settori giovanili calcistici. Non solo, ma nel 1994 la scuola calcio era gratis, oggi costa 100 euro al mese iscrivere tuo figlio alla scuola calcio. Più tutto il resto, una volta gratis o quasi anche quello (tute, maglie da gioco, scarpette etc.).
Lo sappiamo, quel sistema funzionava grazie anche ad un malcostume diffuso di sponsorizzazioni fiscalmente agevolate che creavano vortici di denaro dalla dubbia trasparenza. Ma per lo meno funzionava, i ragazzi non erano lasciati “alla strada” e il nostro calcio era ai vertici mondiali.
Se si vuole correggere una stortura del sistema, o sostituirlo, bisognerebbe prima verificare di non creare più danni di quelli che si vogliono evitare. Cosa che, lo sappiamo bene, qui non è mai presa in considerazione; in Assurdistan prima si fa proliferare il marcio e poi si tira lo sciacquone buttando via anche il bambino con l’acqua sporca, come si suol dire.
“Che fine hanno fatto i nuovi Riva, Scirea, Baggio, Vieri e Totti?” si ricomincia a domandare il tifoso italiota all’ennesima debacle della nazionale. La risposta è semplice: ce li siamo persi. Li abbiamo lasciati ai telefonini e alle strade.
E come al solito le soluzioni ci sarebbero eccome, basterebbe guardarsi intorno e magari scoprire che, guarda un po’ che strano, lo sport giovanile negli altri paesi è quasi sempre associato con le scuole. Incredibile nevvero? Fantascienza in un paese come il nostro dove i ragazzi si devono portare la carta igienica da casa quando vanno a scuola.
Oggi, dopo aver preso due gol della svizzera inizia la solita solfa “sono gli stranieri i problema”, “era meglio quando era peggio”, “sono tutti milionari viziati”, “undici scemi in mutande che corrono dietro a un pallone”. Ah… adoriamo il sapore del qualunquismo di mattina.