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100 canzoni di cui parlare. The captain of her heart (e il 1986)

Pubblicato il 15 Lug 2024

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Double – The captain of her heart

It was way past midnightAnd she still couldn’t fall asleepThis night the dream was leavin’She tried so hard to keepAnd with the new day’s dawningShe felt it driftin’ awayNot only for a cruiseNot only for a day
Too long ago, too long apartShe couldn’t wait another day forThe captain of her heart
As the day came up she made a stopShe stopped waiting another day forThe captain of her heart

 

Quando scrivi una storia inevitabilmente attingi alle tue esperienze personali, anche se stai scrivendo del pianeta Egon di Alpha Centauri che è attaccato dai Komsoniani della galassia accanto.
Ovviamente, se non vuoi scrivere un diario (e non bisogna mai scrivere diari), non racconti gli episodi tal quali. Li distorci, li rendi grotteschi, cambi i protagonisti, i luoghi, trasmuti, sublimi, sovrapponi. Se il fatto è successo a Barcellona lo fai avvenire ad Amsterdam, se era di notte lo fai avvenire di giorno, se era un parco lo fai avvenire in spiaggia, sposti le date, inserisci i mostri, le cavallette, gli alieni.
Altrimenti non saresti uno scrittore, ma un reporter. E la cosa è profondamente diversa.
Quando pensi che nessuno (o quasi, a volte chiedi il permesso), si possa più riconoscere e pensi di aver sublimato abbastanza i tuoi ricordi lo pubblichi.

Poi, anni dopo che hai pubblicato quel racconto, sei seduto al mare a contemplare l’orizzonte e you tube ti spara nelle cuffie la voce di Kurt Maloo. Inevitabilmente pensi “ci avevo scritto anche un racconto”, fai quindi l’errore di cercarlo sull’app kindle  e  splash…. eccoti sprofondato nel 1986. Alla faccia della sublimazione dei tuoi ricordi.
E inevitabilmente sei lì: nella spiaggia di Moonlight con Dylan che guarda Marina e pensa “chissà quanto è lontana la prossima estate.”
Godetevela l’estate, che la domanda non ha risposta.

Il capitano del suo cuore

© Tempesta Editore – dalla raccolta “Frequenti improbabilità” ed. 2018

Ti  ricordi di me?

La sveglia suonò come consueto alle sette. La domanda che concludeva lo sconclusionato sogno, risuonò nella mente di Johnny insieme allo squittio elettronico.

Il volto del sogno era confuso: un caschetto di capelli scuri su una pelle abbronzata dal sole e un nasino a patata. Un volto giovane, troppo giovane per essere una sua conoscenza attuale.

Spense la sveglia e andò al bagno calmando Mortimer, un maltese che già riempiva la piccola casa con le sue feste; si chiedeva ancora come fosse giunto da lui, ma ormai da anni era lì, nessuno lo aveva reclamato ed erano diventati inseparabili.

Con un altro gesto consueto per ogni mattina accese la radio sopra al mobile del bagno.

“…ci svegliamo con un pezzo del 1986 , quindi di ben 30 anni fa! Joe Cocker con ‘You can leave your hat on”

Johnny pensò: “1986?  trent’anni? Cavolo, sono volati via!”

Espletate le funzioni mattutine e sfamato Mortimer, si guardò allo specchio: aveva in mente due cose, il 1986 e quella domanda insistente: “ti ricordi di me?

Cose che se ne sarebbero andate di certo con la routine della giornata.

 

« …la va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona, arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, y deja el tendal y va a tocar para Burruchaga… ¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta… Goooooool…»

Il 1986 invece ritornava. Radio Copernico aveva deciso di mandare in onda la telecronaca originale del gol più bello di tutti i tempi, quando Maradona eliminò, praticamente da solo, l’Inghilterra.

Johnny stava effettuando le consegne sul suo Ducato e Mortimer lo accompagnava sul sedile del passeggero in una routine che ormai si susseguiva da quasi cinque anni.

E voi ricordate cosa facevate nel 1986?” chiese lo speaker, ma Johnny sentì: “Ti ricordi di me?” e gli sembrò di non essersi ancora svegliato.

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Il gruppo di ragazzi era seduto in spiaggia intorno al falò. Qualcuno faceva il bagno della mezzanotte nel Tirreno, qualcuno cantava di bionde trecce, occhi azzurri e poi, qualcuno assaporava il sapore di una birra per la prima volta.

“Johnny where are you from?” gli chiese Jill che aveva conquistato le attenzioni della spiaggia quella sera proprio grazie ai suoi capelli biondi e agli occhi azzurri.

“Eh?… Che m’ha chiesto?”  chiese a sua volta Johnny a Marco seduto al suo fianco.

“T’ha chiesto da ‘ndo vieni, bello”

“Come da dove vengo? Io sono Italiano…”

Le risate scorsero copiose, Jill “from Bruges” come si era presentata, provò a spiegarsi meglio.

“Johnny io sapere che tu italiano, ma ti chiedevo quale essere tua città!”

“Ah la città… Terni!”

“Terni? Ed essere qui vicino?”

“Ma… boh! Ci vuole un po’ in macchina…”

Altre risate da tutto il gruppo, Johnny si sentiva preso in giro, ma per quella ragazza belga era disposto anche a passare da tonto.

“Giochiamo a dire la verità!” Proclamò Jill al piccolo gruppo. Oltre a lei Johnny e Marco c’erano Sabrina e Federica, sorelle veronesi, Daniel, italo-tedesco dai capelli lunghi neri e gli occhi azzurri che faceva girare la testa a tutti gli esseri femminili della spiaggia, Alfredo da Como e Alessandra da Firenze. Gli anni andavano dai quattordici di Sabrina ai diciassette appena compiuti di Daniel. Tutti ospiti del Camping Azzurro di Punta Ala.

“Allora io comincio domande a ciascuno di voi, voi rispondere e non menzognare”

“Mentire!” la corresse Sabrina.

“Come?”

“Si dice mentire!”

“Sì beh… insomma capito?”

Nessuno ebbe da obiettare e Jill cominciò.

“Allora Federica, dimmi tuo uomo preferito con quale tu fare amore tutta notte se potessi… attori, cantanti…puoi scegliere!”

Le risate del gruppo incoraggiavano Jill nel suo modo di fare istrionico, le piaceva essere al centro dell’attenzione.

“Oddio… beh… il mio uomo preferito è John Taylor” rispose Federica.

“Ah i Duran Duran anche qui hanno successo!” disse Jill e strizzò l’occhio a Federica cercando complicità.

“E  tu Alfredo… vediamo… dicci chi è donna che proprio non puoi sopportare!”

“Che non posso sopportare?”

“Dai… qualcuna che proprio è antipatica per te”

“Se proprio devo dirne una… non sopporto la brunetta dei Ricchi e Poveri!… cioè non sopporto proprio i Ricchi e Poveri se devo dire la verità!”

Anche stavolta le risate scorsero copiose.

“Riki e chi?”

Altre risate si aggiunsero alla risate, Jill si girò e sorprese Johnny con gli occhi incollati a lei. Lui girò lo sguardo e sorseggiò la Peroni ormai calda. Quando guardò di nuovo Jill lei gli stava sorridendo, o almeno così avrebbe giurato.

Poi lei si girò mettendosi un dito maliziosamente in bocca.

“Mi sa che devo essere più… birichina! Alessandra!”

“Maremma maiala lo sapevo che se la prendeva con me!”

“Dai… tu invece di chi ti piace di più dei ragazzi di questo gruppo!”

“Oh grulla ma non vale, e codesta altra va con John Taylor e io mi devo accontentare?” aspettò che tutti finissero di ridere e poi senza imbarazzo proclamò, andando sul sicuro: “Oh bellini tutti eh, però dico Daniel, ovvìa!”

“Scontato” disse Alfredo.

“E ci credo” ribadì Marco.

Daniel fece volutamente cadere un ciuffo di capelli neri sulla fronte inclinandola un poco e assunse l’aria di quello che c’era abituato.

“Ma perché scontato?” chiese Jill “Si vede che io abituata a fascino nordico… ma se devo dire chi è più bello qui… io dico Johnny!”

Ululati testosteronici dagli altri ragazzi, Johnny si guardò attorno ridendo imbarazzato.

Jill si riportò l’indice in bocca e lo guardò con il sorriso più malizioso di cui era capace, poi disse:

“Johnny la domanda per te è: baceresti ragazza straniera a cui tu piacere tanto?“

Lui si alzò vincendo la sua incredulità, abbracciò Jill e la baciò. Grida di vittoria maschili si susseguirono come se l’avessero baciata tutti, quasi di sottofondo rimasero le risate imbarazzate di  tutte le altre ragazze. Johnny, ovvero Jonathan Dominici, in uno slancio atletico non indifferente, prese in braccio Jill che rise e si allontanarono per un po’ dal gruppo.

Neanche nei due giorni seguenti lui notò gli sguardi feroci di Sabrina verso Jill.

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Stava pensando all’itinerario migliore per le consegne, ma quando si fermò con il furgone al  semaforo notò la locandina dell’edicola all’altro lato della strada.

“A 30 ANNI DALL’USCITA TORNA IL NUMERO 1 DI DYLAN DOG TUTTO A COLORI!”

Dylan Dog, 360 numeri in 30 anni e Johnny li aveva letti tutti. Ovviamente cominciando da quel mitico numero uno uscito a Settembre del 1986. Ma perché adesso la faccia di Dylan Dog gli stava chiedendo: ti ricordi di me?

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Cara Sabrina,

come ti avevo promesso eccomi qua a scriverti, non mi sono dimenticato di te.

Mi mancano i nostri pomeriggi al campeggio di Punta Ala e mi mancano le nostre serate sulla spiaggia. Ma soprattutto mi manchi tu.

Sarà un lungo inverno senza di te, ma i miei mi hanno assicurato che l’anno prossimo saremo ancora al camping Azzurro, spero che convincerai i tuoi a fare altrettanto.

L’altro giorno mi è capitato di comprare questo fumetto che ti invio, sperando che ti piaccia come è piaciuto a me. Fra l’altro la protagonista ti somiglia… oddio tu hai i capelli corti a caschetto e lei folti e ricci ma il suo viso ti somiglia. Forse. O forse è che ogni cosa mi parla di te?

Comunque questo Dylan Dog è fico, speriamo che i prossimi numeri non siano deludenti.

Va bene, ora ti saluto. E tranquilla, come vedi non dimentico le promesse, te l’avevo detto.

Ciao

Johnny

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Mortimer abbaiò e lo riportò alla realtà, ma le domande erano insistenti nella sua mente. Perché quel pensiero di quella lettera mandata tanti anni prima a… a chi?  A una ragazzina con i capelli scuri a caschetto e la pelle abbronzata, oddio come si chiamava? Sabrina? O Federica? No Federica era la sorella e…

Il clacson dell’automobile dietro di lui suonò, quindi si riprese, alzò la frizione e partì.

Ma chi era lei? È possibile che fosse quella del sogno che gli chiedeva “ti ricordi di me?” Federica? O Sabrina? Sabrina ne era quasi certo, le aveva scritto, le aveva mandato il primo Dylan Dog.

E poi? Che fine aveva fatto? E soprattutto perché se lo chiedeva in mezzo al traffico?

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Ciao Johnny

Mi ha fatto tanto piacere la tua lettera, grazie per il Dylan Dog anche se non credo che avrà un grande successo, mi sembra un po’ troppo duro per i miei gusti.

L’altro giorno invece ho visto al cinema Stand by me, un film che sembra parli di te…. ti ci ho visto proprio nei panni del protagonista che vuole fare il duro.

Hai saputo che si sciolgono i Wham? Oddio non volevo crederci il mio gruppo preferito non canterà più… sob… ti mando una cassetta che ti ho registrato, è il loro ultimo album, c’è quella bellissima nuova canzone che si chiama “The edge of heaven”.

Spero di riuscire a convincere i miei genitori a tornare a Punta Ala, anche se già dicono che vogliono tornare in riviera adriatica perché si spende di meno.

Speriamo di no, speriamo di no, speriamo di no.

Tu comunque fatti sentire.

Ti penso sempre

Sabrina

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Il giro delle consegne si andava concludendo. Johnny era riuscito quasi a tirarsi fuori dal 1986 quando lo speaker del pomeriggio rincarò la dose.

Eh si ragazzi! Sono esattamente trenta anni dal disastro di Chernobyl quando il mondo si accorse del pericolo nucleare. Cosa facevate trent’anni fa?

“Cazzo! Ma perché oggi tutti vogliono sapere quello che facevo trent’anni fa?” Pensò, e mentre parcheggiava il Ducato era di nuovo nel camping sul Tirreno.

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“Hai visto Jill?”

“No non l’ho vista da oggi alla spiaggia.”

“Ma dove cavolo…”

“Johnny giochi a calciotto?” gli chiese Alfredo “Dai, ci vogliono sfidare!”

“Magari più tardi, adesso voglio trovare Jill”

“Ma lascia perdere Jill…”

“Perché?”

“Ma no era così per dire, dai, vieni qua che ci giochiamo il gelato!”

“Adesso no, Alfredo”

Si addentrò per le vie interne del campeggio e prese quella che portava alla roulotte di Jill ma incontrò Alesssandra che gli chiese:”Ehi Johnny, hai visto mica Daniel?”

“No all’animazione non c’è!”

“Accompagnami dai! Forse è ancora in spiaggia!”

“Alle nove di sera?”

“Mah… hai visto lui è un po’ così, dai proviamo!”

“Vabbè, ma Jill invece l’hai vista?”

“No, per nulla!”

“Mah… va bene, andiamo…”

Arrivarono alla spiaggia. Non dovettero cercare molto prima di vedere Daniel e Jill che erano indaffarati l’uno sull’altra.

“Bene” disse Johnny “Bella coppia di stronzi!”

I due alzarono la testa e la riabbassarono… colti in flagrante!

Johnny ritornò disgustato alla zona animazione, tutto sommato il calciotto era più affidabile delle ragazze belghe.

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Il telefono di casa squillò, Johnny andò a rispondere mentre Mortimer abbaiava perché era l’ora della pappa.

“Pronto?”

“Pronto… cercavo Johnny… cioè Jonathan Dominici”

“Si sono io, chi è?”

“Ciao… sono Sabrina… Delforte… Punta Ala nel 1986… ti ricordi di me?” 

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Johnny stava superando ogni record di Arkanoid, sfogava la rabbia che durava dalla sera prima distruggendo tutti i mattoncini dello schema. Sabrina gli si avvicinò di lato e disse semplicemente:

“Ciao!”

Lui non alzò gli occhi e si limitò a un grugnito da vero cafone.

“Sai che Domenica ce ne andiamo?”

“Anche io!”

“Beh… non ti mancheremo?”

BAM! Johnny si trattenne dal lanciare una maledizione per la sua navicella spaziale che esplose, poi guardò Sabrina e, ritrovando diplomazia e buone maniere, disse: “Certo che mi mancherete… a parte quei due stronzi mi mancherete tutti.”

“Beh… tu mi mancherai!”

BAM! La nuova astronave non aveva fatto in tempo ad entrare in gioco che già aveva perso il controllo della pallina esplodendo in mille pezzi.

“Come? eh… io ti mancherò? Ma dai… Sabrina… voglio dire…”

“Sì mi mancherà questo tuo essere scemo e non accorgerti delle persone che tengono a te veramente!”. Johnny alzò finalmente la tesa ma Sabrina si stava allontanando rapidamente.

BAM! La scritta “Game Over” occupava lo schermo, ma non c’era nessuno a leggerla perché lui si era lanciato all’inseguimento.

Le prese la mano, lei si fermò e si guardarono, proprio in quel momento la compilation scelta dall’animazione del campeggio passò i Double. La canzone era in inglese ma le parole si incisero dentro di loro ugualmente, mentre si scambiarono un bacio lungo come la canzone stessa.

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Mortimer abbaiò, lo spettacolo non era dei più allegri. Sabrina resa irriconoscibile dalla malattia si trovava nel suo letto, la voce era ancora forte.

“Eccolo qua il mio Johnny”

“Ciao Sabrina.” Aggiungere “come stai?” gli parve del tutto fuori luogo.

“Grazie Johnny… grazie davvero… e lui?”

“Lui è Mortimer, siamo inseparabili… anche se non so da dove è arrivato. Un giorno l’ho trovato dentro casa e ho detto: ‘vabbè, già che sei qui sarai il mio cane!’”

“Ah ah…” Sabrina provò a ridere ma riuscì solo a tossire, dopo aver preso un sorso d’acqua disse: “Sei sempre uguale Johnny, le cose ti scivolano addosso!”

“Sabrina io…”

“No, non dire niente, sei venuto qui e hai fatto la cosa più bella che potessi fare per questa vecchia romantica che si è messa in testa di salutare tutti i suoi amori prima di andarsene.”

“Sabrina io…”

“Davvero Johnny, va bene così!”

“Ma come fai a sapere che… cioè che fra venti giorni esatti…”

“L’ho deciso io. C’è un’associazione che si chiama Exit, organizzano tutto loro… mi portano in Svizzera dove certe cose non sono un tabù, dove chi soffre come me può decidere di smettere di soffrire.”

Il silenzio regnò per un poco nella camera di Sabrina

“Non ti sei mai sposata?”

“No, e neanche tu, da quello che mi hai detto.”

“No… ma perché mi hai voluto rivedere? Dopo che non ho risposto alla tua lettera in cui mi mandavi la cassetta dei Wham per Natale…”

“Come?”

“Voglio dire… perché mi hai voluto rivedere dopo che non ti ho risposto? Avevi mandato quella cassetta dei Wham ma io non…”

“Johnny…   non è andata così… sono io che non ti ho risposto.”

“Cosa?”

“Tu mi rispondesti, mi mandasti uno Swatch per il mio compleanno e mi spaventai perché la cosa diventava seria, allora non ti ho più risposto! Ma non chiedermi perché, a quindici anni si è così stupidi. Ma ti giuro, ti ho pensato sempre.”

“Lo Swatch, Cristo santissimo, quello… ”

“Quello nero a cerchi concentrici sfalsati!”

“Oh mio Dio ora mi ricordo, te lo avevo mandato per il tuo quindicesimo compleanno il… 25 Febbraio! Oddio, avevo rubato i soldi nel portafoglio di papà per regalartelo!”

“E bravo il mio Johnny… ladro per amore!”

“Oh Cristo!” disse sedendosi pesantemente sulla sedia a fianco del letto. Mortimer abbaiò di nuovo, lui lo prese in braccio e guardò Sabrina “E adesso?”

“Adesso niente, promessa mantenuta Johnny.”

_

Troppo tempo fa, troppo lontano
Non poteva aspettare un giorno in più
Il capitano del suo cuore

Il vento del Tirreno soffiava leggero nella notte di Punta Ala, Johnny stringeva Sabrina appoggiato alla recinzione che separava la spiaggia dal campeggio vero e proprio.

Sabrina chiese: “Sarai qui la prossima estate?”

Johnny rispose: “Per te ci sarò sempre.”

 

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