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Recensioni: Adagio, Il Regno del Pianeta delle scimmie, L’ipnotista

Pubblicato il 31 Mag 2024

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Tre recensioni rapide.
Adagio
[8.2/10]In una Roma vicina al collasso ambientale (quello etico e legale c’è stato da un pezzo e il regista ne prende atto) un ragazzo viene incastrato in una festa vip privatissima per far foto compromettenti ad un pezzo grosso della politica. Le cose non vanno come previsto e i commissionari del servizio, in realtà appartenenti ai carabinieri, devono fare i conti con quel che resta della vecchia banda della Magliana per riavere il loro materiale e salvare la loro carriera pubblica.
Un gioco al massacro non tanto fra le bande di ieri e di oggi ma della nostra società: una Roma dove Suburra è legge ed è sempre più simile al Messico di Soldado di cui il regista Sollima è pure artefice.
Difficile vedere qui vie di uscita se non la fuga dalla folle metropoli; oppure non ritrovarsi a sperare che l’enorme rogo della discarica (un episodio altamente simbolico nella vera storia della città) che viene mostrato perennemente sullo sfondo di ogni scena all’aperto, non si allarghi e divori tutta la città per poi farla ripartire da zero.
Servillo, Mastandrea e soprattutto Favino da applausi.
Il regno del Pianeta delle scimmie
[6.0/10]
Un film che può essere di per se anche visibile ma di certo è il peggiore della nuova saga. Sufficienza solo per “simpatia”, alcune scene molto spettacolari e poco altro
Inutilmente lungo (un difetto che ormai è difficile far capire ad Hollywood) si perde e si incaponisce in aspetti già totalmente sviscerati dai precedenti film e invece trascura le uniche parti che potevano essere innovative e interessanti (la doppia figura di Cesare ad esempio).
Ci resta la curiosità di cosa c’entri Kurt Vonnegut con la storia di Roma (nulla a quel che ci risulti), forse è solo l’ennesimo caso di Lost in Traslation.
L’ipnotista 
[6.3/10]
Che i thriller nordici abbiano un po’ saturato il mercato è cosa abbastanza palese e vedere oggi, con qualche anno di ritardo rispetto alla sua uscita, questo film porta di continuo a chiedersi “ma questa scena… forse l’ho già visto?”
Cosa che forse succede inevitabilmente con tutti i film di “genere”…  però tra Il senso di Smilla per la neve, Fargo, I segreti di Wind River, Gorky Park, Millenium, Insonnia e  True detective – the night country, ci sentiamo ragionevolmente di affermare che ci sia molto di meglio da recuperare per i ritardatari.
Ciò non toglie che, per gli amanti del genere come noi , la visione è piacevolmente inquietante e sufficientemente angosciante. Perde però un bel po’ di punti per situazioni altamente improbabili, anzi quasi impossibili come quella iniziale in cui un testimone in ospedale (sopravvissuto a stento alla strage della sua famiglia) è messo così male che non può parlare con il detective però può farlo con un ipnotista.
Non abbiamo letto il libro, quindi non abbiamo confronti da fare; ampiamente sufficiente, ma non certo memorabile.