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La Linea Gotica. Archetipi horror: I Vampiri

Quando gli ho chiesto se conosceva il Conte Dracula, e se sapeva dirmi qualcosa del suo castello, sia lui che la moglie si sono fatti il segno della croce, hanno detto che non ne sapevano assolutamente niente, e si sono semplicemente rifiutati di dir altro.”

Così Jonathan Harker viene accolto in Transilvania mentre si reca dal famigerato Conte per una questione di acquisti immobiliari a Londra.

Questo per lo meno ci racconta nel 1897 Bram Stoker in Dracula, il suo romanzo epistolare (stile difficile per il lettore di oggi) che ha lanciato in tutto il mondo la figura del Vampiro. Dracula. è di certo uno dei più noti della letteratura di tutti i tempi, nonché uno di quelli di cui le “tracce storiche” si sono materializzate nella realtà a seguito del successo dell’opera.
Ispirato alla figura di Vlad III di Valacchia, detto “l’impalatore” di cui, al di la’ del simpatico soprannome dovuto all’abitudine di cui ci sono decisamente testimonianze concrete, è difficile separare la storia dalla leggenda. Il famoso Castello di Dracula in Transilvania ad esempio, in cui vengono portati migliaia di turisti ogni anno, di certo non è quello originale del conte che è stato praticamente distrutto. Così come non è ben chiaro perché Stoker abbia dovuto rendere un vampiro uno dei più feroci comandanti cristiani delle armate europee nelle guerre contro l’esercito Ottomano.
A tal proposito, lo chiariamo per chi non avesse letto il libro, il tentativo di far quadrare il cerchio fatto da Francis Ford Coppola nel suo celebre film, ovvero il suicido della moglie di Vlad a causa della falsa notizia della sua morte, la dannazione eterna sentenziata dai vescovi per la sua anima in quanto suicida e la conseguente ribellione del Principe contro la Chiesa; non solo non hanno la minima radice storica ma neanche nel romanzo originale ve n’è la minima traccia.
Il Dracula di Bram Stoker non è una storia d’amore nei secoli, Dracula è il Male. Punto e basta.

Ma la figura del vampiro e più in generale del non-morto ha origini molto più antiche. Cerchiamo di fare un percorso ragionato, anche cronologicamente visto che è sempre all’apice del gradimento fra i fan dell’horror e del gotico in generale.

Già i Persiani parlavano di creature che succhiavano il sangue degli uomini mentre in Babilonia e in Assiria era ben nota la figura di Lilitu (Lilith in ebraico) che si nutriva di sangue di bambini.

Le mitologie greche e romane parlavano di Strigi, (uccelli notturni che si nutrivano di sangue e carne umane) di Empuse (creature demoniache che si trasformavano in donne per sedurre gli uomini e bere il loro sangue) e di Lamie (che banchettavano sui letti dei bambini nutrendosi del loro sangue).

Dal Ghoul asiatico al Loogaroo africano, dal Braamarsascha indiano al Peuchen dell’America centrale, dal Chupacabra messicano al Mandurugo delle Filippine, praticamente nessuna cultura è immune dalla presenza mitologica e misteriosa di esseri soprannaturali più o meno notturni che succhiano il sangue, o mangiano la carne agli esseri umani o ai loro animali da allevamento. A questo tratto in comune poi se ne aggiungono altri a seconda della mitologia: possono accoppiarsi con gli esseri umani facendoli impazzire, renderli schiavi in loro potere, accoppiarsi con loro per partorire i figli del male e così via.

Con il Cattolicesimo siamo stati per secoli di fronte a un paradosso: da una parte il mito di bere il sangue (e anche del mangiare carne, ca va sans dire) del proprio “dio fattosi uomo” attraverso la transustanziazione diventa Religione di Stato; dall’altra, essendo l’integralismo parte sostanziale di questa religione, ogni culto, leggenda e mitologia non allineata viene proibita (se non è possibile assimilarla nel canone). Così nel medioevo il vampirismo è un’accusa frequentemente associata alla stregoneria; spesso il Vampiro è ritenuto colui che comanda le streghe del luogo e così resterà fino alla fine del medioevo. Tuttavia per gli accusati di vampirismo, a differenza delle accuse di stregoneria, in genere è sufficiente accettare i sacramenti per essere scagionati o graziati.

Che l’esistenza dei vampiri fosse ritenuta un dato di fatto lo testimoniano numerose tombe contenenti i resti di cadaveri sepolti con un mattone in bocca (che avrebbe dovuto fermare la sete di sangue del vampiro, sic) e i documenti ufficiali di diversi sinodi. La persecuzione degli accusati, che inevitabilmente porta all’aumentare della legenda, durerà fino al secolo dei lumi; perfino Voltaire era convinto della loro esistenza, infatti scrive nel suo “Dizionario Filosofico”: “Questi vampiri erano cadaveri, che uscivano dalle loro tombe la notte per succhiare il sangue dei vivi, sia dalle loro gole che dai loro stomachi, e poi tornavano nei loro cimiteri. Le persone a cui succhiarono il sangue si indebolivano, divenivano pallide e iniziavano a consumarsi, mentre i cadaveri che succhiavano il sangue prendevano peso, la loro carnagione si faceva rosea e godevano di un grande appetito.

E probabilmente a questo punto che la figura del vampiro si stacca da quella del generico “non-morto”; il vampiro è un mostro, il male assoluto, il demonio, ma nella notte lo puoi scambiare con una persona normale che ti adesca (quindi ha un suo fascino) e beve il tuo sangue.

Decisamente diverso dalle figure dei licantropi e degli zombie, che se ci pensate ne hanno le stesse caratteristiche base: vogliono carne e sangue umano e se ti mordono ti trasformano in uno di loro.

Ma il fascino di una figura così suadente che porta le proprie vittime a cedergli spontaneamente le loro giugulari è quel quid in più che li rende protagonisti assoluti della letteratura e del cinema gotico. Dei veri principi o regine della notte che ti attendono per nutrirsi o renderti loro schiavo.

[foto da un set cinematografico]

Se Stoker è quello che gli regala fama mondiale (ed eterna), è John Polidori nel 1819 con il suo racconto breve e geniale “Il vampiro” a conferire tutte le qualità che servono al successo letterario; l’aggiunta di sovrapporre il Conte Dracula con la figura storica di Vlad III, e quindi dare un retaggio nobiliare nella decadente Inghilterra fa probabilmente il resto.

Nel corso degli anni la cinematografia ha regalato infinite vite ai “principi della notte”: impossibile citarle tutte ma immancabili nelle videoteche degli appassionati sono il primo Nosferatu di Morneu (1922) che non si poteva chiamare Dracula per questioni di diritti, cosa che fu invece concessa a Tod Browning nel 1931 con Bela Lugosi che per entrare nella parte dormì per anni nelle bare (o per lo meno così vuole la leggenda).
Sulla pellicola perduta Dracula Hala’la del 1921 consigliamo la lettura di Tutto quel buio, bellissimo libro della scrittrice italiana Cristiana Astori

Il dopoguerra è stato segnato da Cristopher Lee che lo interpretò nei sette film della mitica Hammer Productions dal 1958 al 1974. Da segnalare in questo periodo anche la rivisitazione di Herzog del Nosferatu che sinceramente non amiamo, ma è in genere molto apprezzata, e i film giapponesi di Michio Yamamoto come Il sangue di Dracula.

Negli anni ottanta ci piace ricordare il sempre troppo sottovalutato AmmazzaVampiri (Frigh Night in originale) di Tom Holland, Vampires del maestro John Carpenter. la stupenda pellicola Miriam si sveglia a mezzanotte con David Bowie, Lost boys di Joel Schumacher.

Gli anni novanta invece saranno caratterizzati da due classici che, grazie ai registi al bugdget, agli ottimi libri da cui sono presi e ai cast stellari, influenzeranno tutto il vampirismo cinematografico fino ad oggi. Parliamo del già citato Bram Stoker’s Dracula con Wynona Rider, Keanu Reeves, Gary Oldman, Anthony Hopkins nonché Tom Waits nei panni di Renfield e di Intervista col Vampiro di Neil Jordan con Tom Cruise, Christian Slater, Kirsten Dust, Antonio Banderas e Brad Pitt.

Influenzeranno fin troppo, visto che le storie d’amore prenderanno il posto della narrazione gotica in operazioni commerciali per adolescenti come Twilight decisamente al di fuori del nostro gusto. Anche la serie di film Underworld rientra in questo topos ma confessiamo di preferirla decisamente alla prima (sarà l’invidia per le copie vendute Stephen Mayer a parlare ma non ci possiamo fare nulla).

Di certo anche nel nuovo millennio abbiamo ottime pellicole, come 30 giorni di buio, What we do in the shadow, e soprattutto il bellissimo film svedese Lasciami entrare. Il fascino dei principi della notte non accenna a diminuire.

Fra i libri (evitando di autocitarci) impossibile non consigliare Le notti di Salem, una delle prime opere di Stephen King che è sempre nei titoli preferiti dalle sue orde di fan; Ragazze vive di Ray Garton e Io sono legenda di Richard Matheson di cui abbiamo parlato spesso anche per via della sua pessima trasposizione al cinema con l’inguardabile performance di Will Smith. è vero che le trasposizioni precedenti (sia quella con Vincent Price che quella con Charlton Heston) sono ottime ma per l’importanza del libro sarebbe bello riportarlo sullo schermo oggi con una traslazione decente.

Citazione d’obbligo per la serie Midnight Mass di Mike Flanegan, che riesce a condensare in otto puntate da applausi tutto ciò che è inerente ai vampiri senza mai nominarli. Standing ovation inoltre per il monologo finale (potete ascoltarlo senza paura di spoiler) , semplicemente da imparare a memoria, sul senso della vita, l’universo e tutto quanto.