Quello che manca allora, quando siamo felici di quella particolare felicità senza lagrime, senz’ansia e senza paura, quello che ci manca allora è un rapporto intimo e tenero coi nostri personaggi, con i luoghi e le cose che raccontiamo. Quello che ci manca è la carità. Apparentemente siamo molto più generosi, nel senso che troviamo sempre la forza d’interessarci agli altri, di prodigare agli altri le nostre cure, non ci occupiamo tanto di noi stessi non avendo bisogno di nulla. Ma quel nostro interesse per gli altri così privo di tenerezza non coglie che pochi aspetti abbastanza esteriori della loro persona. Il mondo ha una sola dimensione per noi, è privo di segreti e di ombre, il dolore che ci è ignoto riusciamo a indovinarlo e a crearlo in virtù della forza fantastica di cui siamo animati ma lo vediamo sempre in quella luce sterile e gelida delle cose che non ci appartengono, che non hanno radici dentro di noi.