Salve gentaccia! Visto che non pubblico un racconto da circa quarantamila anni (secolo più, secolo meno), ho pensato di compensare questa mia mancanza di creatività in pillole scritte con altre forme di scrittura: questo è il motivo per cui vi sorbirete un po’ di recensioni. E partiamo alla grande con un eccellente autore, non senza motivo definito lo Stephen King italiano: Antonio Lanzetta. In particolare, come da titolo, parliamo del suo secondo volume della Trilogia del buio: I figli del male (La Corte editore).
Via di copia e incolla della trama:
È ancora notte quando Damiano Valente viene svegliato da una telefonata e in pochi minuti si ritrova sulla scena di un crimine atroce e inspiegabile: davanti ai suoi occhi un uomo con la gola tagliata, riverso in un’auto su una spiaggia vicino Castellacelo. Sporco di sangue e conficcato nella ferita, un biglietto con un messaggio contenente solo due parole: Lui vede. Damiano, lo Sciacallo, uno scrittore diventato famoso ricostruendo i casi di cronaca nera nei suoi libri, aveva promesso di non farsi più coinvolgere, di non scrivere più. Per dimenticare. Per sfuggire a un passato di morte e sangue che invece continua a tormentarlo. Ma gli incubi non sono finiti e lui non può tirarsi indietro. Anche perché il suo amico Flavio viene inghiottito dal buio, mentre cerca di aiutare una paziente della clinica psichiatrica in cui lavora. Quale può essere il collegamento? Per scoprire la verità Damiano dovrà tornare indietro fino al 1950, nel suo Sud profondamente segnato dalla guerra e dal regime fascista. Sono gli anni del giovane Mimì e del suo amore per Teresa. Gli anni del piccolo Tommaso e del pomeriggio in cui ritrova il corpo martoriato di un bambino sulla riva di un fiume. Gli anni in cui tutto ebbe inizio.
Allora, che dire? Non saprei trovare una cosa negativa nella scrittura di Lanzetta. Come dico anche nel video che vi lascio qui sotto, ho iniziato questo libro con l’intento di analizzarlo, di capire come vengono usate le tecniche di scrittura, come vengono disegnati i personaggi, come viene gestita la suspense e altre cose noiose di questo tipo.
Ecco, l’ho fatto, ho analizzato. Per circa un terzo del romanzo. Da un certo punto in poi ho smesso di essere pignolo e mi sono semplicemente goduto la lettura. Lettura molto gradevole; Lanzetta sa senza ombra di dubbio il fatto suo.
Non mi soffermerò sulla trama; la potete leggere sopra e ne parlo anche qui sotto in un altro formato digitale. La trama attira, ti porta avanti, ti fa girare le pagine.
Ma lo stile, soprattutto (ovviamente unito alla trama) è quello che ti fa desiderare di avere altri cinque minuti di lettura per poter avanti. È lo stile che mi ha fatto andare a letto con il sorriso sulle labbra, sapendo di avere questo romanzo sul comodino. Non troppo sfarzoso, ma neanche troppo semplice, scorrevole ma anche con qualche frase che fa riflettere, uno stile che sa farti proiettare nella situazione tirata in causa. Semplicemente pagine piacevoli da leggere.
I personaggi sono inoltre vivi e ben caratterizzati. Questo lo si può notare sin dal primo volume (Il buio dentro); con questo secondo romanzo i personaggi principali vengono approfonditi ancora di più, merito anche della struttura della storia, che fa slalom tra presente e passato per dare un quadro completo della loro psiche. Forse è per questo che Lanzetta è stato definito il King italiano (mia considerazione personale): riesce a spiegarti i motivi per cui uno si comporta in una certa maniera, andando a scavare nelle anime dei personaggi.
Un romanzo che fa intrattenere e che lascia i suoi messaggi. Il buio che ognuno di noi ha dentro di sé, chi più e chi meno, chi in una maniera, chi in un’altra, è forse la cosa che fa empatizzare.
Si parla di cose orribili che non posso spiegarvi senza rischiare lo spoiler, cose indicibili e inimmaginabili, eppure il romanzo è bello soprattutto per questo e per come riesce a narrarlo.
Non so più che dirvi per convincervi che sia un’ottima storia, un romanzo stupendo che merita la lettura in ogni singola pagina. Vi lascio al video, nella speranza di essere riuscito a trasmettervi almeno un decimo del piacere di questa lettura.
Ah, io nei video di solito faccio lo scemo, quindi prendetelo per quello che è: un altro tentativo di farvi leggere questo libro.