[Trento, settembre 2018]
Seduto alla stazione degli autobus in attesa della corsa per Riva del Garda, Francesco Listanti sentì le parole: “Per favore ha degli spiccioli?” rivolte a lui. La tentazione di non alzare gli occhi fingendo di non aver sentito fu forte, ma non riuscì a disinteressarsi del mondo.
Osservò la ragazza: non aveva vent’anni, i capelli rossi erano raccolti disordinatamente dietro la testa e il vestito estivo appariva largo. Era davvero troppo magra.
Sospirò indeciso, sapeva di avere dei pezzi da due in tasca e non gli andava di privarsene per un’elemosina. Cercò quindi con la mano destra le monete più piccole.
“Ecco… non è molto” le disse rovesciando poco più di un euro nella sua mano. Lei sorrise e rispose: “È già qualcosa, grazie!” e si voltò, mostrando uno zaino floscio appeso alle spalle.
Si sentì un verme pensando che da un paio di anni non aveva più problemi economici; da quando aveva venduto al cinema i diritti del suo romanzo fantasy “Avanguardie”.
Raggiunse la ragazza: “Scusa!”, lei lo guardò dubbiosa. “…è che ti ho vista un po’ messa male e…”
“Sto bene, non si preoccupi!”
“Sicura? È che hai l’aspetto di chi non mangia da un po’ e allora pensavo…”
“Pensavi che con venti euro avresti trovato da scopare, vero? Porco!” gli urlò e poi lo lasciò solo con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
[Dublino, settembre 1993]
Si svegliò vomitando su un pavimento sconosciuto. Era stata la più brutta sbornia lisergica della sua vita. Guinness, Jameson, funghi di Amsterdam e pasticche non gli lasciavano ricordi se non quello di un volto confuso che lo salutava ironicamente ringraziandolo per il suo portafogli.
E adesso lui, Francesco Listanti, ex studente Erasmus con progetto finito ma con nessuna voglia di tornare in Italia, dove si trovava? Come era arrivato dal parco al divano di una cucina sconosciuta?
“Good Morning!” sentì dire e si voltò. Una coppia di mezza età lo salutava; la donna disse qualche maledizione in gaelico prendendo il necessario per pulire il pavimento; l’uomo gli chiese se si sentiva meglio, gli spiegò che erano letteralmente inciampati in lui nel parco e non se l’erano sentita di lasciarlo lì.
Nei giorni successivi la coppia Denny e Barbara O’ Brien lo aiutò nelle prassi burocratiche facendo da garanti, visto che non aveva più una residenza fissa.
Lui raccontò loro la sua storia tristissima, ovvero quella di un figlio incompreso dal padre che lo voleva ingegnere e non gli parlava più da quando si era iscritto a Lettere.
Gli O’ Brien contraccambiarono con la storia del loro piccolo Ken, morto a dodici anni per una bomba dell’Ira esplosa per errore in un sottoscala di Belfast, quando vivevano ancora lì.
Così il cosmo di pessimismo individuale che Francesco si era costruito da solo, si dissolse di fronte a una polaroid di Ken O’Brien, martire di una delle tante guerre di indipendenza del pianeta Terra.
Quando due settimane dopo passò a salutare la coppia con il suo biglietto Dublino – Roma in tasca, chiese cosa poteva fare per ringraziarli, quanto meno gli avrebbe mandato i soldi del biglietto che avevano anticipato.
Barbara gli disse di usare quei soldi per aiutare qualche ragazzo in difficoltà come se avesse incontrato il suo Ken. Denny gli disse invece di far pace con il suo vecchio perché, lui lo sapeva di certo, un padre è sempre un padre.
[Riva del Garda, settembre 2018]
Francesco Listanti era un po’ vanitoso, lo ammetteva. Gli piaceva camminare nelle città e vedere le librerie che lo esponevano, magari ascoltando anche i commenti in incognito. Da quando era uscita la notizia che “Avanguardie” sarebbe diventato un film con Tom Cruise veniva chiamato a tener lezioni e conferenze in ogni parte d’Italia.
Appena uscito dalla biblioteca comunale si aggirava nelle vie della bella cittadina sul lago ammirandone ogni scorcio.
In uno dei bar con gli immancabili tavolini all’aperto c’era una locandina che annunciava la mostra di acquerelli di un pittore locale di talento. Mentre il suo occhio si soffermava sul bikini amaranto della ragazza che invitava a Torbole (gli ricordò “la bambina portoghese” di Guccini) sentì il vociare del bar aumentare di tono. Una voce disse: “Chiamo la polizia!”. Avvicinatosi vide la ragazza con i capelli rossi del giorno prima discutere con due baristi, si lamentavano di tramezzini non pagati mentre lei affermava di aver preso solo un caffè.
“Posso pagare io per lei? E la chiudiamo qui senza chiamare nessuno?” disse, venendo così squadrato sia dai baristi che dalla ragazza.
“Eh ma non la deve passar liscia, altrimenti poi va a rubare altrove.”
Francesco si avvicinò e parlò a bassa voce con il cameriere, convincendolo con una banconota da venti.
La ragazza si mosse rapidamente come se dovesse fuggire ma il suo zaino si agganciò ad una sedia aprendosi. Caddero alcune cianfrusaglie e un libro: “Avanguardie”.
Lei imprecò, ma lui aveva già raccolto il libro e lo stava sfogliando osservando i numerosi appunti.
“Ridammelo!” gli intimò.
“Certo!” prese una penna e le chiese: “A chi lo dedico?”
Lei lo guardò con sospetto, poi lui girò il libro e le mostrò la quarta di copertina con la sua foto. Se la mise vicino al volto assumendo la stessa espressione a cui lo aveva costretto il fotografo.
La ragazza cadde letteralmente su una delle sedie del bar, la meraviglia questa volta era tutta la sua.
“Parliamo un po’, ti va?” le chiese.
Lei fece cenno di sì con la testa mentre le si sedeva di fronte il Tolkien del futuro, come lo chiamava “il Trentino” annunciando la sua presenza a Riva, o il “perdente nato” come invece si ostinava a definirlo suo padre.