Ricominciamo. Ancora una volta qui.
Io che filosofeggio mentre il traghetto attraversa il mare.
A destra le luci della Grecia e a sinistra quelle dell’Italia.
Ma cosa dico? A sinistra le luci dell’Italia? Come faccio a vedere le luci dell’Italia se a destra ci sono ancora quelle della Grecia? L’Italia è ancora troppo lontana per vedere la costa… e invece qui sembra di poterla toccare. Ma dove sono?
Ricominciamo. Cartina geografica.
A destra la Grecia, a sinistra l’Italia. Sopra le stelle e sotto il mare. E in mezzo io. Cioè il traghetto.
Cioè, io sul traghetto.
Ma come è possibile che vedo l’Italia? Ma no, sciocco. E’ Corfù, altro che l’Italia. Siamo partiti da poco… siamo vicino a Corfù che è poco a nord di Igoumenitza. Ma se quella è la Corfù a destra non c’è la Grecia, c’è l’Albania.
Ricominciamo.
A destra l’Albania. A sinistra Corfù. Sopra le stelle e sotto il mare. E in mezzo a tutto questo con la mia confusione, io. Sul traghetto.
Ecco. Abbiamo messo dei punti fissi, di riferimento, come si suol dire.
Ora la domanda impellente a cui rispondere è: perché non voglio più tornare a casa?
Una volta era bello rientrare dai viaggi, lo avevo anche scritto da qualche parte che non vedevo l’ora di rivedere gli amici per condividere le emozioni del viaggio.
Forse il problema è che i miei non sono più viaggi, ma fughe.
Ma se sono fughe uno dovrebbe fuggire in un paese che sta meglio del proprio, o no? Sennò che senso ha fuggire? E la Grecia non dicono tutti che sta peggio di noi?
Allora, cambiamo domanda.
Perché mi piace andare in Grecia? Bestemmio come un turco ateo ogni volta che un greco mi taglia la strada con le loro manovre spericolate su queste mulattiere, devo sempre aver dietro la scorta di cortisone e ammoniaca per le bestie volanti assassine che sembrano prediligere il mio sangue fra quello di tutti gli altri turisti, mi incazzo come una iena idrofoba ogni volta che vedo una delle loro discariche a cielo aperto o i rifiuti abbandonati.
Quindi, perché vengo in Grecia? Mare-sole-prezzibassi? Questa è la risposta?
Cambiamo ancora la domanda.
Quando mai girando l’Europa mi è capitato di vedere un paese, uno solo dico, “messo peggio” dell’Italia?
No, basta domande. Non voglio rientrare. Davvero. Non voglio rientrare. Ho detto.
Cambia rotta traghetto, torna indietro. Oppure fermati qui a Tirana, fammi scendere in Albania, fammi essere un emigrante italiano in Albania, il paese che nel ’91 fece scoprire quanto eravamo razzisti noi italiani. Datemi uno di quei bunker individuali creati da Hoxa che prevedeva un invasione della ricca Albania da parte degli altri paesi occidentali. Non vi darò fastidio.
Cambia rotta traghetto, circumnaviga questa cazzo di penisola e portami di nuovo a Marsiglia, a Barcellona o a Lisbona.
Oppure va ancora più a nord e riportami a San Sebastian o a Galway. Oppure fammi vedere Copenaghen e Stoccolma che ancora non conosco.
Io non mi sento italiano, ma lo sono. Senza fortuna o purtroppo. Lo sono e basta.
Io sono italiano. E allora perché non mi sento più a casa mia quando sono in Italia?
Dicevamo.
Albania a destra.
Corfù a sinistra. In lontananza, perché mentre mi perdo nei miei pensieri il traghetto va avanti. E del resto anche le sue bellissime spiagge viste l’anno scorso si sovrappongono ormai a quelle calcidiche viste ora.
Sopra le stelle e sotto il mare.
E io sul traghetto.
Lo so traghetto, non puoi cambiare rotta. E allora riportami pure a casa e riproviamoci ancora una volta, tanto la strada la sai.
Seconda stella a destra. questo è il cammino. Poi dritto fino al mattino.
Ma quando cazzo arriva l’isola che non c’è?