[Doverosa premessa: quello che segue è un diario di viaggio abbastanza fedele anche se romanzato di un’infelice vacanza in Puglia di venti anni fa. Le reazioni ed i commenti al vetriolo sono quindi quelli di due ventenni in una situazione evidentemente diversa da quello che si aspettavano.
Sono tornato in Puglia qualche anno fa, ma andando in strutture turistiche attrezzate non ho avuto modo di capire se per chi ci vive le cose sono effettivamente cambiate o no.
Ad ogni modo, per non offendere nessuno i nomi sono tutti falsi e quelli dei luoghi addirittura inventati.]
Sabato 6 Luglio 1996, 7.30 del mattino
Johnny ferma la sua Yamaha non appena supera il confine tra la Puglia e il Molise in direzione Nord. Fa scendere il passeggero, cioè il suo amico Fabio, e poi si dirige qualche metro indietro dove un cartello di confine regionale, sparato a pallettoni come ogni altro cartello della zona segna il passaggio fra le due amministrazioni.
Con i Jeans strappati all’altezza dei ginocchi, la maglietta dei San Fancisco 49ers, la bandana rossa al polso, un giubbino jeans della Levis e i Rayban scuri, Johnny sembra quasi un motociclista americano della route 66; se non fosse per due dettagli non da poco conto. Ai piedi porta delle banali scarpe da tennis e non gli stivali neri, e poi, soprattutto, non indossa il casco.
Arrivato al cartello sputa in direzione della Puglia e poi si mette a disegnare sulla terra ai bordi della strada qualcosa strusciando ripetutamente il piede destro.
“Johnny, cosa stai facendo?” chiede Fabio in piedi vicino alla moto.
“Non lo vedi?”
“No, cosa stai facendo?”
“Sto mettendo una croce su questa regione di merda.”
Lunedì 1 Luglio 1996, 21.00
“Pronto, Giovanna?”
“Si, sono io!”
“Ciao, sono Fabio da Terni…”
“Ehilà ciao! Allora vi aspettiamo dopodomani!”
“Si era per questo, insomma… tutto a posto no? Te lo chiedo perché vengo con Johnny con la moto e…”
“Si, si me l’hai detto, che problema c’è?”
“No niente, solo che… dato che dobbiamo stare una settimana mi volevo assicurare che fosse tutto a posto! Insomma, ci ospiti tu!”
“Ma siii te l’ho detto”
“No… perché cioè… se hai problemi c’è anche Federico che sta a Lippoli che è sul mare lo stesso e anche lui ci aveva detto di venire… Quindi che ne so… se hai problemi lo diciamo a Federico…”
“Ma no, ma no! Venite da me che qui è più bello e poi c’è Sara che non vede l’ora di rivedere Johnny! Che fai li vuoi tenere distanti?”
“Ma no figurati… solo che ecco, insomma non vorrei che avessi problemi perché ospiti due ragazzi e…”
“Uè Fabiè guarda che o mediev’ è finito anche qui, cosa te credi? Forza non fare lo scemo… qui con il mio fratellino abbiamo messo già a posto tutto, vi diamo la stanza dei nostri genitori che tanto stanno fuori un mese… tranquilli”
“Va bene ti ringrazio, allora ci vediamo Mercoledì sera, arriveremo verso le venti…”
“Ma si venite quando volete!”
“Ok, ciao Giovanna!”
“Ciao a presto, non vedo l’ora che siate qui… ciao ciao”
Fabio riattacca la cornetta e dice a Johnny: “Allora sentito? Te l’ho detto che Giovanna non si fa problemi!”
“Ok ok, va bene mi fido di te, io conosco solo Sara di quel gruppo.”
“La conosci… in senso biblico?”
“Oh Fabio, che c’è? Giovanna non ti basta? È una bella topa pure lei no?”
“Ma si… scemo!”
Johnny prende l’amico per il pacco e comincia a canzonarlo…
“Quante ne vuole spennare questo galletto? Eh? Quante ne vuole spennare?”
“Ahia.. Johnny… ah ah ah… scemo … lascia stare il galletto qui!.. pensa al tuo… piuttosto lo sai che Sara è fidanzata giù a Molinette no? Non creare casini!”
“Oh tranquillo mica sono scemo, no? Che faccio mi metto contro la Sacra Corona Unita? E comunque l’hai sentita Giovanna… è lei che mi vuole rivedere!”
“Ecco non vorrei che…”
“Ao’ e statte bono, mica saranno le uniche due ragazze della Puglia no? Andiamo giù e vediamo la situazione, no?”
“Si ecco, lasciamola tranquilla la situazione ok?”
“E lo dici a me? Sei tu che hai organizzato tutto da tre mesi e che hai insistito perché venissi anch’io”
“Si… ma..”
“Ma?”
“Boh… mi sembra strano che…”
“Senti ci hanno invitato no? è l’unico modo che ho per passare qualche giorno al mare quest’anno visto che non ho una lira, dai fatti passare le paranoie! “
Fabio risponde di si con un cenno con la testa e abbozza un sorriso.
Mercoledì 3 Luglio ore 22.00
“Signora scusi per Via S. Antonio…”
La donna sui quarant’anni raccoglie in braccio il figlio e scappa di corsa dietro l’angolo della strada. Johnny si gira verso Fabio e fa: “Oh. ma che cazzo c’è che scappano tutti appena ci vedono?”
Fabio stringe le spalle e si alza la visiera del casco: “Boh, sarà il dialetto?”
“Ma quale dialetto?”
“Che ne so’ magari hai un accento che non ti capiscono!”
“Ma che dici… non ci parliamo con Sara e Giovanna a Roma?”
“Vabbè magari loro si sono abituate…”
“Ma fammi il piacere…” Johnny vede con la coda dell’occhio un passante dall’altro lato della strada, gira la moto e si avvicina. Non fa in tempo a fermarsi che questo salta direttamente dentro la porta socchiusa della casa.
“Aho… ma che cazzo…”
“Dai fammi provare a me, aspettami qui.” Fabio scende, si toglie il casco e lo consegna a Johnny poi sparisce nel vicoletto vicino. Dopo pochi minuti torna trionfante: “Siamo vicinissimi, alla fine di questa strada a destra e poi a sinistra”
“Oooh… era ora… ma cosa… va bè lasciamo perdere”
Dopo pochi minuti i due amici sono seduti di fronte a una bottiglia d’acqua e ad una di negramaro a casa di Giovanna, la ragazza sta preparando la pasta per i due che sono arrivati affamati dopo otto ore di motocicletta e strade statali percorse per risparmiare i soldi dell’autostrada.
“Insomma tutto bene il viaggio?”
“Ma si… solo tanto lungo” dice Fabio
“E non hai neanche guidato!” lo rimprovera Johnny.
“Oh te l’avevo detto che la moto non la so portare”
“Si si lo so… senti Giovanna piuttosto…”
“Cosa c’è?”
“Ci è successa una cosa strana”
“Cioè?”
“Cioè appena arrivati qui a Molinette, la gente per strada scappava quando ci vedeva… ho provato a chiedere le indicazioni ma ti giuro scappavano via… sembravano terrorizzati.. cos’è non avete mai visto una moto?”
“Eh…”
“Eh cosa?”
“Eh… amico mio… cosa portavi in moto?”
“Cioè? In che senso?”
“Cosa portavi sulla testa quando sei arrivato qua sotto?”
“Sulla testa?” Johnny ci pensa dubbioso… “vuoi dire il casco?”
“Eh il casco…”
“Beh?”
“Amico mio, da queste parti il casco lo porta solo chi deve sparare. Forza a tavola che le orecchiette sono cotte!”
Johnny guarda Fabio, Fabio guarda Giovanna, Giovanna guarda entrambi.
“Forza che si freddano, volevate le cime di rapa no? Avanti” li esorta Giovanna.
I due si siedono e prendono le posate, assaggiano la pasta e dopo poco Fabio rompe il silenzio mentre Johnny sta ancora pensando al suo casco.
“Squisite Giovanna, sei sempre una grande cuoca”
“Grazie Fabie’, troppo buono”
“Insomma che ci hai preparato per questi sette giorni come programma? Dove ci porti?”
“Ah ci divertiamo, allora domani si va alla spiaggia dei gabbiani, dopodomani a Lecce. Poi vedremo!”
“Va bene, senti come ci spostiamo, hai una macchina o…”
“Si la macchina ce l’ho ma voi dovete venire in moto, che i posti sono per Sara, mio fratello e gli amici di mio fratello. Va bene?”
“Ma si non c’è problema…” dice Johnny che entusiasta delle orecchiette si era dimenticato anche dell’uso che facevano dei caschi da quelle parti.
“L’unica cosa mi raccomando… se vi rubano la moto non chiamate la polizia!”
Johnny si strozza con il boccone, tossisce e ci beve sopra un goccio di vino.
“Niente Polizia?” domanda Fabio con tono interlocutorio.
“No no, assolutamente sennò non la rivedete più. Se voi, quando usciamo dalla spiaggia o da qualche locale, non trovate più la moto me lo dite a me che chiamo chi devo chiamare e con centomila lire, o al massimo duecentomila, ti dicono dove andarla a riprendere.”
Johnny guarda Fabio, Fabio guarda Johnny. “Buone le orecchiette” dice quest’ultimo e trangugia in un sorso un altro bicchiere di negramaro.
Johnny va a dormire prima di Fabio, un po’ perché è stanco un po’ per lasciarlo solo con Giovanna. Non è passato molto tempo da quando si è addormentato nel letto matrimoniale degli ignari genitori della ragazza quando viene svegliato da Fabio che entra nel letto.
“Oh sei tu?” Chiede Johnny.
“Si si tranquillo”
“Pensavo che dormivi con lei”
“Lascia stare va’”
“Perché?”
“Perché c’è il fratello quindi devo dormire con te”
“Sennò lo dice ai genitori?”
“Peggio”
“Cioè?”
“Lascia stare… è uscito fuori che è fidanzata pure lei”
“E da quando?”
“Boh… dice che è una di quelle storie che ti lasci e ti rimetti insieme in continuo… beh adesso è il momento che stanno insieme”
“Che botta di culo, eh?”
“Lasciamo stare…”
“Vabbè buonanotte”
“Buonanotte…”
“Oh Fabio!”
“Che c’è?”
“Io sono single ma tu non ci provare con me, eh?”
“Vaffanculo ricchione!”
“Ah ah ah”
Giovedì 4 Luglio ore 16.00
“Salve mi da due birre per favore?”
Il barista grugnisce e si abbassa a prendere le birre nel frigo del bancone. L’uomo è alto come Johnny ma pesa almeno il doppio, è completamente calvo e porta una maglietta del Bari.
“Ecco qua, due birre per lo straniero” proclama quando si rialza dal bancone.
“Si vede che non siamo del posto, eh?”
“Eh si vede… e si sa.”
“Si sa?”
“Seeee certo che o sapimm’” dice sogghignando il barista.
“Vabbè se mi dice quant’è per le due birre…”
“Ehhh bell e bell, intanto non è che state bevendo nu po’ tropp?”
“Troppo? Ma due birre per me e il mio amico…”
“Due ammo’ e due alla mattina..”
“La mattina? Cioè dice per pranzo…ma…”
“Uee e io qua vendere sto! La birra ne potete prendere quanta volete tu e l’amico tuo… ma senti a me… qui vi contiamo o pelo do culo, me capisce?”
“A dire il vero…”
“A dicere o vero, pigghia e birre e lascia stare e figghie e ho detto tutto. E chist’ le offre le casa”
Johnny guardò l’uomo grasso per un momento negli occhi, l’uomo non sorrideva più. Quindi prese le birre e tornò in spiaggia da Fabio e Giovanna e gli amici di questa.
Venerdì 5 Luglio ore 9.15
“Aspetta Fabie’, fammi capire… ma non stavate da Giovanna?”
“Si… stavamo da Giovanna… poi lei stamattina ci sveglia e dice che il ragazzo la costringe ad andare via a passare il week end con lui perché non vuole che dorma con noi in casa”
“Cioè machecazz me stai dicenno… ma non ve lo poteva dire prima che aveva il ragazzo geloso?
“Ah Federì… ma che cazzo ne so… ci ha fatto venir giù senza problemi e poi si vede che al ragazzo hanno cominciato a prudere le corna… fatto sta che noi non abbiamo soldi per un albergo quindi o ci ospiti tu qualche giorno o ce ne torniamo a Terni.”
“Ma che scherzi, certo che vi ospito… solo che mi sembra strano il comportamento di Giovanna… cioè non si fa così… ma che cazzo di figure ci facciamo noi? Vi invitiamo in Puglia e poi vi trattiamo così? Quando la vedo la prendo a male parole…”
“Va bè dai lascia perdere…”
“E Sara? Non vi poteva ospitare lei?”
“Ma che scherzi, quando ci ha visto in spiaggia ieri ha fatto finta di non conoscerci… e Giovanna ha detto che il ragazzo neanche c’era ma dato che il padrone del bar è un amico di famiglia non poteva far vedere che conosceva ragazzi di fuori”
“Ma che cazzo mi dici?”
“Aho, e che ti dico? Fortuna che Giovanna lunedì sera mi aveva detto che il medioevo era finito da queste parti!”
“Ma si. È così te lo garantisco… ma sicuri di non aver detto o fatto niente di sconveniente? … Ragazzi me lo potete dire…”
“Ma che abbiamo fatto? Ci conosci… siamo stati tranquilli per i fatti nostri in spiaggia, abbiamo giocato a pallone con gli amici del fratello di Giovanna e poi oggi si è svegliata con questa bella notizia.”
“Mah… davvero strano… Oh comunque tranquilli, dai venite qua, è un’oretta di moto ad andar piano, passate sul lungo mare e non prendete la superstrada così arrivate direttamente a casa mia che sta all’inizio di Lippoli, lasciate tutto qua nel garage e poi andiamo in spiaggia… oh qui a Lippoli c’è la più bella spiaggia della Puglia, tranquilli che state bene!”
“Va bene tra poco siamo lì, ciao”
“Ciao”
Venerdì 5 Luglio ore 16.00
Nel bar sulla spiaggia di Lippoli Johnny e Mario bevono delle coche e delle birre insieme a Federico e ai suoi amici Tiziano e Giuseppe e Marco. Anche se c’è il sole non è particolarmente caldo, quindi si sta piacevolmente seduti all’esterno del locale.
“E’ carino qui!” commenta Fabio
“Ue, te l’avevo detto che venivi a stare bene”
Il venticello che probabilmente aveva toccato le spiagge della Grecia poche ore prima si riversa sulla costa pugliese, Fabio sospira e Johnny lo guarda di traverso, quando il suo amico rimugina in quel modo generalmente se ne usciva con ragionamenti strani. Johnny si prepara mentalmente al peggio.
“È solo che…” comincia Fabio fra il silenzio dei ragazzi seduti al tavolino, nessuno lo incita ad andare avanti, ma lui ormai vuole farli partecipi del suo ragionamento.
“È solo che… sono locali così….normali… il baretto… il bagnino…”
Johnny affonda lo sguardo nella sua coca cola, “Fermati… cazzo non dirlo” pensa.
Ma Fabio ormai ha preso coraggio, “Insomma ragazzi, voi non lavorate no? Perché non aprite qualche locale carino qui?”
Johnny bestemmia in silenzio, gli altri continuano a sorseggiare le loro bevande. Federico, ospite dei due abbozza una risposta “Eh si… aprire un locale… Fabiè io tengo da studia’!’”
Il “fatti i cazzi tuoi” è abbastanza evidente, ma Fabio non lo percepisce.
“Va beh tu studi, ma i tuoi amici?”
Silenzio.
“Insomma Giuseppe, mi hai detto che non lavori no? Perché non aprite qualche locale carino con musica e cocktail invece di lasciare i ragazzi a ballare tutto il giorno davanti al juke box della spiaggia?”
Il silenzio comincia a diventare pesante.
“No? Voglio dire, invece di questo baretto aprite una cosa con i piano di legno e le poltroncine come a Rimini, con questo mare…”
Alla fine Tiziano è costretto a prendere la parola.
“Sient’ a me bello bello, da dove vieni te?”
Fabio ci rimane male dall’atteggiamento improvvisamente ostile ed arrabbiato, fino ad allora gli avevano dispensato solo sorrisi i ragazzi di Lippoli. Johnny nel frattempo si alza ed entra nel bar.
“Da dove vengo io? Terni… perché”
“Ecco, io non so come funziona da voi, ma io non vengo a dicere a te come si apre un locale a Terni, va bene?”
“No ma io volevo solo…”
“Tu volevi rompere i coglioni” interviene Giuseppe “Cosa pensi che siamo tutti stupidi? Ti spiego come funziona qui: tu apri un locale carino, la gente ci viene e qualcuno vede che la gente ci viene, e quel qualcuno viene da te e ti dice, ‘ue’ bello, il tuo locale adesso è mio tu rimani a lavorarci e ti prendi nu bello milione al mese‘. E tu devi dire di si, perché se dici di no il giorno dopo il tuo locale… boom… è saltato per aria, spesso quando ci sei dentro tu, chiaro? E io secondo te devo fare i debiti per far guadagnare gli altri?”
Il silenzio pesante si trasforma rapidamente in gelo polare.
“No ma davvero io non pensavo che fosse messi così…” prova a giustificarsi Fabio.
“Eh bravo, tu non pensavi” gli fa Tiziano “allora la prossima volta pensaci. Che io da quando vivo qui in questo posto di merda ho avuto solo un momento di speranza, quando ho sentito dire a Falcone su Rai uno che la Mafia come tutte le cose umane aveva avuto un inizio e avrebbe avuto anche una fine. Due giorni dopo l’hanno fatto saltare in aria. E’ chiaro u concett?”
Johhny esce dalle tendine a frange del bar e dice: “Andiamo al mare ragazzi? qui ho pagato io.” Il gelo polare persiste per qualche altro interminabile secondo fino a quando Federico si alza, gli batte una mano sulla spalla e dice: ”bravo guagliò”. Poi si infila gli occhiali e si dirige verso la spiaggia. I suoi amici lo seguono, Fabio lo guarda e Johnny gli mormora a denti stretti: “Non una parola Fabio, non una cazzo di parola.”
Sabato 6 Luglio ore 4.00
Fabio sta cercando di dormire nel garage di Federico sulle tre sedie di legno che il suo amico gli ha messo a disposizione per passare la notte. Tre a lui e tre a Johnny, aggiungendo un “Buonanotte” prima di richiudere la serranda del garage.
Fabio sente la voce di Johnny che tira giù due moccoli ad alta voce e poi si alza in piedi.
“Che c’è Johnny?”
“C’è che me ne vado”
“In che senso?”
“Nel senso che me ne vado, vaffanculo a Federico e a tutta la Puglia”
“Ma gli abbiamo detto che domani andavamo al divinae follie…”
“Buon divertimento, io me ne vado”
“Ma non abbiamo i soldi per l’albergo”
“Infatti me ne torno a Terni, tu resta pure tornerai col treno quando ti pare.”
Jonathan si infila i jeans e tira fuori il giacchino, gli altri vestiti sono già tutti dentro lo zaino. Poi si infila calzini e scarpe, dopodiché apre il garage e dice “Ciao Fabio”.
“Johnny aspetta!”
“Che c’è?”
“Vengo con te e affanculo la Puglia.”
Domenica 7 Luglio ore 22.00
Dopo una giornata passata a dormire Johnny sta sfasciando i bagagli tornati con lui.
Aprendo la tasca nella parte superiore dello zaino, una di quelle tasche che non usa quasi mai, salta fuori un biglietto di auguri bianco, del tipo che si usano per i mazzi di fiori. Lo apre e lo legge.
Ciao Johnny,
scusa se non ti ho potuto salutare ma qui da noi le cose sono un po’ complicate, molto più complicate che a Roma dove ci vedremo tra un paio di mesi… non vedo l’ora.
A proposito quest’anno cambio casa, vado in zona Tuscolano, il mio nuovo numero è 0653839487
Ti prego scusami davvero, purtroppo, ripeto. la situazione qui è molto più difficile di quello che puoi pensare.
Chiamami da metà settembre in poi, non vedo l’ora di vederti a Roma
xxx Sara
p.s. Quando sei arrivato con la moto a casa di Giovanna con quella bandana rossa eri un figo assoluto, penso di essermi innamorata di te.
Johnny legge il biglietto e lo guarda per un po’. Poi prende uno dei suoi sigari preferiti, i Vasco de Gama che aveva riportato da un viaggio ad Amsterdam l’anno prima, va sul terrazzo della sua casa di Terni, accende il biglietto di Sara con lo Zippo e con quello, mentre il numero della ragazza scompare per sempre, accende il sigaro.
Il sapore del tabacco dolce e aromatizzato con l’aria calda di luglio forse stona un po’, ma gli fa ricordare che l’estate non è finita.