Giallo-Noir-Thriller, In evidenza

Mappe da pochi centesimi

Pubblicato il 28 Nov 2023

Scritto da

Etichette: , , , , , ,

“Ci sono mappe che possono salvarti la vita. Fisiche, virtuali, mentali, ti indicano la giusta direzione.

E ce ne sono altre che possono fartela perdere.

Perché anche se indicano i pericoli, con i teschi e le croci come quelle dei pirati, è proprio lì, inspiegabilmente, che vai a finire.” [1]

Respiro un attimo, cerco di mettere a punto il filo del discorso e poi riprendo a parlare al mio amico in divisa: “Ecco Carlo, io sono arrivato a questa conclusione, che le mappe sono utili solo quando ti devono indicare dov’è il tesoro, ma indicare dove sono i pericoli è controproducente. Come con i bambini… se tu gli dici: ‘Non dovete giocare con quello!’ appena ti giri loro… taac! Sono lì a giocarci.”

“Quindi?”

“Fammi parlare, lo so… l’ho presa larga ma è necessario fidati, posso fumare?”

Carlo Tempestilli, mio cognato ed amico, sbuffa e poi si alza; da una piccola correzione a come gli cade addosso la sua divisa da poliziotto con i gradi da ispettore poi si avvicina alla finestra e la apre. “Mettiti qua, che se c’è puzza di fumo… c’è sempre chi rompe!”

Mi avvicino alla finestra e accendo una delle mie Merit. Glie ne offro una e lui l’accetta.

“Luca, io ti ho promesso che ti stavo a sentire, però vieni al dunque che non ho tutta la giornata. Cos’è questa storia delle mappe? Ne abbiamo parlato tante volte anche in famiglia, è una metafora no? Segui la mappa è un sinonimo di ‘fa il bravo’; che c’è di male?”

Respiro il fumo della sigaretta, poi lo espiro e riprendo il discorso. “Va bene, chiudo la premessa; era solo per dirti che io ci ho provato a seguire le mappe per essere una brava persona ma non ci sono riuscito.” Sospiro, ormai devo andare fino in fondo: “Quello che ti sto per dire probabilmente cambierà i  nostri rapporti però ci ho riflettuto ed è ora che ti dica tutto. Partiamo da Pietro Colosimo.”

“Pace all’anima sua.”

“Pace un corno, spero bruci all’inferno!”

“Vabbè insomma?”

“Mi ha rubato ventimila euro con lo scherzetto del rame.”

“Mio caro, ci sei caduto con tutti e due i piedi in quella trappola… eppure lo sai che i soldi facili non si possono fare!”

“Lo so…  ma lui aveva messo a punto un sistema che sembrava funzionare perfettamente!”
“Non lo aveva inventato lui, si chiama ‘Schema Ponzi’ e funziona ininterrottamente dal 1920 per fregare gli sciocchi che vogliono denaro facile!”

“Grazie per lo sciocco, Carlo!”

“Luca, cosa ti avevo detto io quando me ne hai parlato?”

“Di starne alla larga che era di certo una truffa.”

“E se te lo dico io… Charles Ponzi si studia sui manuali di criminologia caro mio! Il Ponzi in America aveva fregato un sacco di gente millantando un giro di francobolli postali tra gli Usa e l’Europa, sosteneva che il loro valore qui da noi aumentasse per via dell’inflazione galoppante. Colosimo invece ti ha promesso un rendimento del 30% in dieci giorni raccontandoti che avrebbe cambiato i tuoi soldi in monete da uno e due centesimi il cui valore monetario è inferiore al valore del peso del rame. Rame che avrebbe rivenduto alle aziende, magari in attesa da mesi per la scarsa disponibilità attuale di questo metallo. È lo stesso sistema, entrambi non hanno mai fatto una sola operazione in francobolli o in rame, vi hanno solo rubato i soldi!”

“Gesù… sembrava tutto in regola, Carlo! Era un ragionamento logico: 435 monete da un centesimo di euro pesano un chilogrammo e valgono 4,35 euro… un azienda un chilo di rame può pagarlo anche nove o dieci euro… e poi i primi due pagamenti è filato tutto liscio: mi ha ridato la prima volta seicentocinquanta euro a fronte dei cinquecento investiti; la seconda volta milletrecento, anzi milletrecentoquaranta per l’esattezza, per  un investimento di mille. Il tutto sempre nel giro di una settimana o poco più.”

“Tu dici ‘logico’. Ti può sembrare tale fino a che non rifletti su come sia possibile mettere insieme tonnellate di centesimi! Neanche tutti quelli della BCE sarebbero bastati a giustificare i vostri investimenti!”

Carlo aspira la sua sigaretta che sta rapidamente finendo e poi mi ripete di nuovo il meccanismo che ha fatto sparire i miei risparmi: “Come ho spiegato anche ai giornalisti era il classico schema Ponzi: c’è la prima fase in cui si diffonde la voce di investimenti miracolosi e qualche pesce abbocca timidamente. La seconda in cui si restituiscono di tasca propria i soldi promessi ai primi investitori; poi c’è la terza in cui questi gli affidano ancora più soldi e arrivano molti altri sciocchi perché i primi, soddisfatti, sono la miglior pubblicità per coinvolgere altri gonzi. A questo punto il truffatore  continua a pagare alcuni investimenti ma non più con i soldi propri ma con quelli che stanno entrando nel sistema. Gli ultimi investitori pagano quelli che sono arrivati prima di loro! Nel frattempo il Charles Ponzi di turno, ovvero il nostro Colosimo in questo caso, comincia ad accumulare… non certo sul conto corrente personale o della società di copertura ma… altrove, diciamo così! Poi bum! Arriva la quarta fase, quella che si dice ‘fare il botto’. Quando la voce si sta allargando troppo e magari si è attirata l’attenzione della finanza, si dice a tutti che è il momento buono per investire grandi somme e così chi aveva investito mille euro come te ora glie ne affida diecimila o ventimila. Bastano poche decine di persone che fanno questo passo et voilà, il Ponzi o il Colosimo si sono sistemati per il resto della vita! E quest’ultimo ci ha provato ad andarseli a godere quei soldi eh! Solo che erano già partite le denunce di alcune persone truffate e gli hanno bloccato il passaporto!”

Spengo la sigaretta sul davanzale della finestra e la lascio cadere di fuori. Carlo mi da un’occhiataccia e mi fa vedere che butta la sua cicca spenta nel cestino della spazzatura. Alzo le mani in segno di scusa, lui abbozza un sorriso e torniamo alle nostre sedie separate dalla sua scrivania.

Mi strofino gli occhi, il riepilogo di Carlo su quanto io sia stato un fesso mi ha fatto salire il bruciore di stomaco. Ventimila cazzo di euro! Praticamente tutto quello che avevo da parte.

“Fai bene a dire che sono stato uno sciocco e un avido Carlo, ma ancora non sai la parte peggiore…”

Il suo sguardo diventa perplesso.

“Ti ricordi la settimana scorsa, quando mi avete interrogato dopo la morte di Colosimo?”

“Certo… ti abbiamo dovuto chiamare perché…”

“Perché mi hanno visto tutti che prendevo a calci la sua macchina… lo so, mi conosci! Sai che quando perdo le staffe, però da qui a uccidere una persona…”

“Luca, ce lo hai detto ed abbiamo già verificato! Di cosa ti preoccupi? Quando Colosimo è morto stavi con mia sorella, cioè tua moglie, a cena con degli amici. Ben otto testimoni, più alibi di ferro di così!”

“Già… ma non ti sei mai chiesto perché sia caduto nel tranello?”

“Beh Luca, ognuno ha i suoi motivi per cercare di fare i soldi, magari volevi cambiare la macchina o ristrutturare casa e…”

“Ho un’amante, lo stipendio non mi basta più!”

Dopo un attimo di silenzio Carlo digrigna i denti e si alza, sbatte i palmi della mani sulla massiccia scrivania e gli oggetti sopra di questa sobbalzano come se l’avesse colpita un toro. Carlo ha sempre avuto una grande forza fin da piccolo. Ora che ha perso tutto il suo aplomb a causa mia metterebbe in soggezione chiunque. “E che cazzo, lo vieni a dire proprio a me? Lasciamene fuori no?” Prende un blocco degli appunti e lo lancia contro il muro. “Ora cosa mi vuoi chiedere? Che devo nascondere le indagini se questa cosa salta fuori? Cristo santo sei mio cognato Luca, ora che gli dico ad Alessia?!”

“No Carlo ascolta…”

“No, basta vaffanculo, che cosa vuoi da me?”

“Carlo! È Lina la mia amante!”

“Lina chi? E che me ne frega di chi è? Aspetta.. Lina…”

“Crisostomi!”

“L’ispettrice capo Crisostomi? La mia collega?”

“Sì!”

Carlo mi guarda con la bocca aperta, poi si siede e scuote la testa. Io riprendo il mio discorso: “In questi giorni dopo che mi avete interrogato ho pensato molto, Carlo.”

Lo vedo chiudere gli occhi, si capisce che gli costa una gran fatica restare calmo in silenzio.

“Da quando mi vedo con Lina, da un anno circa, i soldi non bastano più. Lei lo sai com’è…gli piacciono le cose di lusso… ristoranti stellati… roba così!”

“Con Alessia ci sei andato mai in un ristorante stellato?”

“Carlo ti prego, sono una testa di cazzo lo so, però lasciami finire il ragionamento perché c’è qualcosa di più importante di un tradimento.” Ho attirato la sua attenzione, continuo a parlare: “La morte di Colosimo è andata su tutti i telegiornali, un delitto in stanza chiusa dall’interno non capita poi tutti i giorni.”

Carlo resta in silenzio, forse è un buon segno: “Allora ieri sto guardando il Tg2 ed ecco la Lina inquadrata mentre il commissario racconta del crimine impossibile. Lui parlava ma il cameraman inquadrava la Lina al suo fianco. C’era proprio il dettaglio degli occhi smeraldo della Lina sullo schermo! E allora mi sono messo a pensare. Un delitto in una stanza chiusa dall’interno è difficile da risolvere se si escludono le soluzioni dei romanzetti gialli no?”

Guardo negli occhi Carlo, non la sta prendendo di certo bene ma mi lascia parlare: “Insomma… questi giorni ho letto e visto un po’ di tutto sulla vostra indagine… stanza chiusa dall’interno, probabile suicidio con una busta di plastica, tuttavia le indagini su questa truffa del rame e i precedenti di Pietro Colosimo inducono pensare che sia stato ucciso. E proprio ieri, mentre gli occhi smeraldo di Lina erano in tv, mi son detto che la soluzione più semplice sarebbe quella in cui chi ha trovato il corpo e fatto le indagini fosse anche l’autore del delitto. Un’idea  così assurda che ci rido sopra. Poi mi si chiude lo stomaco e penso: ma io quando ho conosciuto Colosimo?”

Carlo prende in mano una penna dalla scrivania e comincia a premere nervosamente il tasto dello scatto, poi torna a guardarmi e fa: “Non lo so, dimmelo tu quando lo hai conosciuto, caro cognato.”

Volutamente non raccolgo l’ironia e rispondo alla mia stessa domanda: “Quando ero a pranzo sul lago con Lina, sei mesi fa quando…”

“Quando ti eri inventato una cazzo di scusa per evitare un pranzo in famiglia immagino!”

“Carlo, per favore! Mi puoi anche prendere a pugni dopo… ma adesso ragiona. Stavamo finendo di pranzare e cominciamo a litigare; lei mi proponeva di fare un sacco di cose insieme e io tergiversavo. Non potevo stare dietro ad ogni suo sfizio; voleva andare a Venezia, e poi in Sardegna quest’estate… allora le dico che non posso permettermi tutti questi viaggi e allora lei mi urla ‘morto di fame’ e se ne va, lasciandomi da solo con il conto da pagare, ovviamente. E mentre ero lì a trangugiare un bicchiere d’amaro dopo l’altro per l’arrabbiatura, arriva questo tizio che dice di avere un appuntamento con il proprietario per proporre investimenti. Parla ad alta voce al bancone di rendimenti altissimi, oltre il venti percento in pochi giorni… vede che lo sto ascoltando e quando si alza prima di andarsene mi da il suo biglietto da visita: ‘Copper trasformation – business manager Pietro Colosimo’. Non ti sembra strano?”

“Mah… a dire il vero…”

“Lasciami finire… come ti ho detto ho pensato molto in questi giorni. Com’è che questo Pietro Colosimo che qui nessuno aveva mai visto, sapeva sempre bene dove trovare i polli da spennare? C’era bisogno di qualcuno che conoscesse la situazione economica un po’ di tutti qui sul posto giusto?  E com’è che ha potuto aprire una società di copertura se aveva precedenti? Deve avere qualche complice fra le forze che si occupano di queste cose no? E chi meglio di una poliziotta esperta in reati finanziari?”

“Luca ma sei fuori di testa?”

“E lo sai cosa mi ha detto Colosimo la prima volta che abbiamo litigato perché i soldi non arrivavano? Mi ha detto che non era colpa sua se mi piacevano le fighe viziate con la divisa! Capito? Come faceva a sapere di me e di Lina?”

Il mio amico, nonché ispettore di polizia, ora è in silenzio: sicuro di averlo messo all’angolo glie lo chiedo esplicitamente: “Carlo, è Lina che è entrata per prima nella stanza di Colosimo e ha trovato il cadavere in una stanza chiusa dall’interno? È lei che ha condotto le indagini? Se è stata lei allora può darsi che Colosimo ha provato a minacciarla di rivelare il suo ruolo! O magari per provare a farsi dare un visto per l’estero da lei! E lei lo ha ucciso e poi ha messo in piedi la sceneggiata della stanza chiusa dall’interno!”

Carlo appoggia pesantemente le mani sui braccioli e si alza; viene verso di me mentre la sua espressione si fa più cattiva. Quando è a poca distanza il suo volto è decisamente mutato in una maschera di rabbia, carica il pugno e io istintivamente mi proteggo il volto con le braccia e cerco di allontanarmi da lui, il risultato è che cado goffamente insieme alla mia sedia.

Da terra alzo lo sguardo e vedo un ghigno sul suo volto; rimette in piedi la sedia, poi mi allunga una mano come aiuto per rialzarmi. Io gliela stringo e mi rimetto in piedi, lui mi dice: “Te lo meriteresti davvero un diretto sui denti.” Poi si mette a passeggiare intorno a me e si passa una mano sul mento come se spulciasse il suo pizzetto ben curato.

“No Luca. Proprio non ci siamo. Al di là di tutta una serie di assurdità, tipo quando ci attribuisci poteri che non abbiamo, non è Lina Crisostomi la titolare delle indagini e non è stata lei la prima ad entrare in casa di Colosimo. E la chiudiamo qui che su questa stronzata non ho altro da dire.” Apre la porta del suo ufficio e aggiunge: “Vado al bagno a darmi una rinfrescata, poi mi prendo un caffè. Quando torno non voglio più vedere quella tua faccia di merda qua dentro, chiaro?”

Bel colpo! Non mi bastava aver perso tutti i miei soldi perché sono un coglione, ora ho perso un amico, che è anche mio cognato quindi ho perso anche mia moglie; per di più parlerà con Lina e avrò perso anche l’amante. Sono davvero un genio!

Esco dall’ufficio, prendo l’ascensore e raggiungo il piano terra poi mi dirigo verso la mia macchina. Come ho fatto a prendere una cantonata del genere? Lina che uccide Colosimo e poi mette in scena un giallo, ma che cosa ho per la testa?

Raggiungo la mia macchina nel parcheggio sotterraneo di fronte alla questura, mi siedo al posto di guida. Colpisco più volte il volante e il cruscotto con i pugni e urlo che sono un coglione.

Finito l’inutile sfogo mi calmo, sto per inserire la chiave nel quadro ma sento la voce di Carlo. “E poi mi dici come avrebbe fatto Lina ad uccidere Colosimo con un sacchetto di plastica simulando un suicidio? Ma ti rendi conto di quanta forza ci vuole?”
Mi volto. Un sacco di nylon spesso e resistente ha già avvolto la mia testa, le mani di Carlo mi serrano il collo, cerco di divincolarmi ma è sempre stato un energumeno. Lo colpisco più volte alle braccia e al volto; non serve nello spazio ristretto dell’abitacolo è solo la sua maggiore forza che conta. Le sue mani non mollano la presa intorno al mio collo, l’aria comincia a scarseggiare.
“Ci eri andato vicino con la storia del complice interno, ma non abbastanza. Ti vorrei dire che mi dispiace doverti uccidere, ma non è così!”
Vedo i suoi occhi attraverso il nylon dove si condensa il mio respiro, sono pieni di odio. E non è di certo un odio che si prova per il cognato che tradisce la moglie.

È l’odio che si può provare solo per l’amante della tua donna.

Lina… occhi smeraldo, addio.
Anzi, vaffanculo! Tu e le inutili mappe del pericolo.

_________________________________________________

 

[1] Incipit di Carlo Lucarelli per il concorso “Turno di Notte 2023”