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Trenta anni di Dylan Dog

Pubblicato il 26 Ott 2016

Scritto da

dylandog74

Sono queste le cose che ti fanno uscire di testa quando pensi al tempo.

Certo, la tua nipotina quest’anno fa la terza elementare, hai festeggiato dieci anni di matrimonio, sono passati venticinque anni dal diploma ma erano cose in un certo modo previste, pre-assorbite, già messe nel calcolo.

Quando invece ti dicono che in questo Settembre sono passati trent’anni dal primo numero di Dylan Dog no. Quello fa male.

Perché il tuo fumetto preferito, quello che poi ti ha fatto scoprire tutti gli altri fumetti, non ti ha mai lasciato un attimo. Ti ha accompagnato nei bagni del liceo, all’università e, a coloro che non smettono mai di portare il bambino al loro a fianco, lo accompagna ancora oggi.

Dylan Dog ha trent’anni. Di certo ha un grande merito, quello di aver sdoganato il genere horror in Italia, di aver allargato molto quella che era la nicchia all’inizio degli anni ’80.

Quanti film e libri abbiamo scoperto noi adolescenti d’allora grazie alle citazioni di Dylan? Così a memoria “L’invasione degli ultracorpi”, “Io sono leggenda” , “Non aprite quella porta”, tutti gli Zombi di Romero e Fulci…e tanto altro ancora.

Ma quello che sorprendeva di Dyd era l’incredibile originalità e livello delle sue prime storie, si può dire che in quasi nessuno dei primi cento numeri ci sia stato un attimo per annoiarsi o una pagina sprecata. “Dopo Mezzanotte”, “Johnny Freak”, “Alfa e Omega”, “Il lungo addio”, “La bellezza del demonio”, “Accadde Domani”… e poi la storia portante di Dylan Dog… ovvero l’asse conduttore che unisce “L’alba dei morti viventi”,  “Morgana”, “Storia di Nessuno” e il numero 100, ovvero “La storia di Dylan Dog”. Figli quasi tutti del geniale autore Tiziano Sclavi che oggi, dopo anni di pausa, si mormora torni a prendere in mano la serie.

Ma Dyd anche dopo il numero cento ha regalato momenti di assoluto splendore, una menzione particolare meritano a nostro giudizio i numeri firmati da Paola Barbato e Fabrizio Accatino che hanno garantito dei picchi di qualità che giustificano anche qualche caduta dovuta all’inevitabile logorio di trent’anni di storie da produrre più di una volta al mese.

Dylan Dog ha trent’anni, sarà un comportamento da eterni adolescenti, ma arrivare all’edicola e vedere il nuovo numero ogni mese fa parte di “quei vizi che non vogliamo smettere mai”.

 

Alessandro Chiometti