[attenzione: spoiler vari anche su “Joker” del 2019]
I freddi numeri.
Sul sito IMDB.com (forse il portale più importante per il mondo della cinematografia) il secondo capitolo del Joker targato Todd Phillips ha un voto medio di 5,2/10 contro l’8,4/10 del primo capitolo.
Costato 200 milioni di euro ne ha incassati in questi quattro mesi di distribuzione appena 207; se ciò basta a non mandare sul lastrico le case produttrici, è un dato che comunque lo fa rientrare in uno dei flop peggiori degli ultimi anni.
Anche la critica lo ha massacrato, sebbene alcune voci dissentano dal coro e gli assegnano anche 5 stelle su 5 come fanno David Fear di Rolling Stone e Oscar Cosulich di Ciak.
Il Joker originale aveva raccolto consensi univoci, facendo incetta di premi ovunque; gli unici a restarne un po’ delusi sono stati gli amanti della versione del super-villain dei fumetti.
Come è possibile questa discrepanza? Todd Phillips è impazzito insieme al suo Joker?
Premesso che personalmente assegniamo ad entrambi i film dieci stelle su dieci (come da sistema voto di IMDB) e per noi sono entrambi dei film perfetti a cui solo qualche acchiappaclicker può fare delle critiche; diciamo subito che se fra i due avessimo una sola “lode” a da assegnare la daremmo senza indugio al secondo capitolo. Questo per il coraggio di Phillips nel rimescolare le carte e per l’azzardo di non ripercorrere una strada già battuta, pur sapendo che gli avrebbe creato non poche critiche e problemi.
“Follia a due” è un film che probabilmente cominceremo ad apprezzare fra cinque o forse dieci anni, quando qualche temerario critico cinematografico prenderà un Blue Ray o un Dvd (ammesso che ancora sia in circolazione la tecnologia per vedere questi supporti), e dirà: “Scusate ma questo film lo avevate capito?”
Il Joker del 2019, come ormai noto, è una critica spietata alla società americana; ambientato nell’era Reagan ma fa un’accusa feroce alla politica di Trump (e, andando fuori schermo, il fatto che oggi l’impresentabile parrucchino arancione sia di nuovo, e nonostante tutto, l’uomo più potente del mondo la dice lunga su come siano finiti i vari american dreams sulla libertà e la democrazia).
La follia di Arthur Fleck, pagliaccio per lavoro, arriva da un disturbo neurologico che lo fa ridere in situazioni di stress e paura (e dite ciò che volete ma resta la genesi del Joker più geniale che sia mai stata concepita), potrebbe essere certamente curabile e sarebbe restata sotto controllo con la dovuta assistenza e terapia.
Ma tanto per parafrasare le parole di Yeats: “… gli estremi cadono, il centro non può reggere“, se poniamo come estremi lo Stato e la Società e assumiamo che il centro sia la mente dell’individuo, nel caso di un disadattato come Fleck senza l’aiuto minimo necessario questa crolla. Fleck si crea un alter ego protettivo; spietato, violento, vendicativo e terrificante. Il Joker per l’appunto.
Il film è una continua apoteosi del nichilismo distruttivo e autodistruttivo e della voglia di vendetta verso una società che ti butta fuori da essa. L’apoteosi è il Joker che uccide in diretta TV un comico famoso urlando un monologo che è diventato leggenda fin dalle prime proiezioni del film: “Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io che cosa ottieni: ottieni quel cazzo che ti meriti.”
Joker è l’Arancia Meccanica della nuova generazione, la ribellione contro una società di merda destinata al successo degli yuppies che non ha spazio per i più deboli; per questi l’unica speranza è l’arrivo di uno o più joker anarchici che li guidino a distruggere tutto ciò che da sogno americano si è trasformato in incubo mondiale.
E “Follia a due”?
Todd Phillips (un fottutissimo genio) ha già detto tutto sulla critica alla società, quindi cosa fa? Sposta l’obiettivo e comincia a parlare degli individui. Di noi.
La folle storia d’amore fra il Joker e Harley Quinn parla di noi. Della nostra follia; quella che teniamo tutti i giorni sotto controllo, quella che chiamiamo una “vita normale”.
Parla dell’emozione che chiamiamo “amore” che ci fa ascoltare e riascoltare canzoncine con rime senza senso come “Costruiremo una montagna”. Rime e frasi per cui l’unico senso riconducibile è la follia degli amanti e del loro amore.
Il sapere che noi stessi amiamo ascoltare e dedicarci frasi e rime che, lette con la lucidità di chi non ama, sembrano sciocche; ci costringe a vedere come “i mostri” amano in modo del tutto identico al nostro. Ma cosa genera la “nostra” normalità in loro?
La follia a due di Joker e Quinn è autoalimentante, psichedelica e musicale; ma alla fine termina come quasi tutte le storie d’amore. I protagonisti si rendono conto che volevano e cercavano nell’altro cose opposte. Joker la redenzione e una vita normale, Quinn l’anarchia e un leader della ribellione.
Anche in questo capitolo c’è la critica alla società, ovvio. In particolare al sistema giuridico in cui tutto si basa sullo stabilire se Fleck / Joker sia “davvero pazzo” oppure “sano di mente”. E già a leggerla così si capisce chi sono i pazzi.
Ma la discriminante per il sano sistema giuridico di una società sana è importantissima. Lì sta la differenza fra poterlo friggere sulla sedia elettrica per i suoi crimini ed appagare così la sete di vendetta dell’americano-occidentale medio(cre), oppure no. Perché se la società sana riconosce che stai male non ti può uccidere, se stai bene sì. (E il Comma 22 muto)
Tuttavia Philipps stavolta si ferma qui: è solo un contorno. L’attenzione è sempre rivolta a quello che avviene nelle teste degli amanti.
Ora apprezzare il film per noi significa ammettere che la differenza fra noi i cosiddetti folli è ancora minore di quello che pensavamo e che la Società malata non è più una scusa. La differenza non lo fa più l’essere in carcere oppure no come in altri film, e non la fa neanche un certificato di sanità mentale.
Siamo tutti folli, è solo la casualità (o la contingenza come preferiamo dire) a farti stare da una parte o dall’altra fra giuria e imputato.
Il Joker e Quinn hanno la possibilità di fuggire, di essere felici, di vivere la loro vita da Bonnie e Clyde liberamente. Ma non lo fanno, perché entrambi volevano altro.
Non si erano confrontati, non si erano parlati; avevano “solo” costruito montagne di follia dando per scontato che i loro desideri fossero identici. Si erano solo amati.
Poi cade tutto. E non per le violenze, le bome, i folli che li imitano e li idolatrano. No.
Cade tutto perché si parlano davvero per la prima volta.
Nessuno può dirvi che un film vi debba piacere per forza, ma ci permettiamo di pensare che uno dei motivi del mancato successo di “Joker – Follia a due” è il suo puntare il dito verso di noi e indicarci che il problema non è (solo) la società; a volte siamo noi che non siamo più in grado di parlare neanche con le persone a noi più vicine e siamo lontani anni luce dall’aver capito cosa vogliamo da quella follia che chiamiamo vita.