Appartenenti alla generazione X, contrordine! Non è vero che gli anni ottanta facevano schifo.
O per lo meno, non tutto degli anni ‘80 faceva schifo.
Anzi, a pensarci bene ci siamo divertiti un sacco! Ecco, ora sì che “La rivincita dei nerds” è completa. Gli anni ‘80 erano fighissimi!
“Ma come” direte voi “siamo cresciuti sentendoci sempre dire che avevamo perso il boom degli anni ‘60, il rock’n roll, le rivolte studentesche, che gli anni ‘80 sono stati quelli del disimpegno del menefreghismo e dell’individualismo. Gli anni della Thatcher e di Reagan in cui tutti hanno cominciato a pensare solo ai soldi e se stessi, la fine degli ideali e del sogno di un mondo migliore, e ora ci volete dire che erano belli?”
Ma sì dai, erano belli anche gli anni ‘80 e non si può dire che noi che li abbiamo vissuti non ce ne siamo accorti.
Va bene, la musica rock in un ipotetico “giudizio universale”, in cui viene pesata la qualità, di originalità e la vastità di offerta nei vari generi ha, innegabilmente, raggiunto il suo apice negli anni ‘60 e ‘70… però suvvia su tutto il resto quegli anni se la giocano.
Ed in particolare la stagione del genere horror anni ‘80 è pressoché unica.
Qualcuno ha definito “Stranger things” la serie “StephenKing” che non è di di Stephen King. Beh, di certo il Re è uno dei più omaggiati nella serie, sia esplicitamente che implicitamente. Quindi dire, genere della serie: “Stephen King”, ci può anche stare.
Qualche fan poi ha parlato anche di plagio, pensando alla “zona negativa” alle vasche di deprivazione sensoriale in cui la Cia faceva esperimenti fornendo LSD ai volontari, ai poteri di ricerca psichica che fanno tanto luccicanza. Ma poi ci ha pensato il Re stesso a porre fine alle polemiche con un tweet: “Stranger things è intrattenimento con le palle”. E se lo dice lui, cari appassionati horror, zitti e prendete appunti.
Ma la serie ad ogni modo non è solo SK, ma horror anni ‘80 con tutto ciò che comporta. Ingenuità, comportamenti spesso pacchiani degli adulti e soprattutto tanto, ma tanto, nerdismo!
Sì perché tutti coloro che non erano abbastanza fighi da esser parte del New American Dream reaganiano (leggi “paninari” in Italia) erano nerds. Ovvero sfigati, secchioni da evitare.
Il punto di forza della serie è ricordare che quel periodo non è stato solo il trionfo di Rocky e Rambo, di Top Gun, dei jeans firmati e degli abiti casual che si distinguevano per la prima volta fra firmati e non firmati (fino ad allora i piumini erano solo piumini, poi un giorno, così… de botto senza senso, ci siamo svegliati con i piumini suddivisi in quelli Moncler e “gli altri” ); ma c’è stato tutto un sottomondo (quasi fosse la zona negativa della serie) di resistenza. E se non si poteva definire “culturale” poco ci mancava.
“Se hai letto questo libro fai parte della resistenza” verrebbe da dire parafrasando Terminator (un altro dei miti di quegli anni); e quasi sempre i libri che si scambiavano gli adolescenti e i preadolescenti “resistenti” erano quelli di King, di Barker e anche “Il signore degli Anelli” . Il capostipite del fantasy moderno lasciato genialmente dagli intellettuali italiani, forse a causa del fatto che le classi sociali non venivano esplicitamente citate, alla destra italica che, tanto per non essere da meno ai suddetti intellettuali, organizzava “campi hobbit” non curandosi del fatto che in questi i partecipanti sarebbero dovuti stare tutto il giorno a gustarsi il dolce far niente fumandosi l’erba pipa.
“Se hai visto questi film fai parte della resistenza” e quei film erano qausi tutti film horror e fantasy: La cosa, Re-animator, La storia infinita, Star Wars, La casa, Halloween, Nightmare, Alien, Labyrinth, i Goonies, Zombi.
“Se giochi fai parte della resistenza” e così ecco le interminabili giornate con le console Atari prima e Commodore poi, e con tutti i giochi di ruolo o da tavolo che erano disponibili.
Insomma Stranger Things vince facile con noi perché va a colpire il ventre molle dei nostri ricordi; ma funziona anche con le nuove generazioni, perché se cambiano i “modi” non cambia la sostanza e l’età che porta dalla prepubertà alla fine dell’adolescenza è sempre quella che si ricorda con grande nostalgia.
La bravura dei registi e degli sceneggiatori è quella di fare della parte più assurda della trama la sua forza. Mettetevi dei panni di un marziano che arriva sulla terra… di fronte alla stanca retorica vecchia di quarant’anni di un mondo diviso fra il blocco capitalista e il blocco sovietico in cui entrambi pensano di possedere l’unica ricetta possibile per il futuro… non troverebbe i mostri che vengono da un’altra dimensione e soffrono il caldo l’unica parte credibile della storia?!
Le prime tre serie si equivalgono in qualità. E anche se nella terza alcuni personaggi si sviluppano in un modo un po’ discutibile, ciò è compensato dal crescendo di emozioni e di citazioni che diventano parte della storia stessa. Non vogliamo spoilerare nulla, ma il duetto canoro che prelude il finale sulle note di Limahl è da applausi a scena aperta.
Aspettiamo quindi con ansia la quarta stagione, anche se siamo consci del fatto che uno dei difetti più grandi dei miti cinematografici degli anni ‘80 era che registi e produttori tentavano sempre di tirare le cose troppo a lungo. Non tutti potevano essere Star Wars o Ritorno al futuro… e questo era duro da capire. Ci fa male ricordare Freddy Kruger ridotto alla caricatura di se stesso o agli episodi di Venerdì 13 dal terzo in poi, i disastrosi sequel de La mosca o di Fright Night, Poltergeist, Phantasm o Hellraiser. Per non parlare de “Lo Squalo 3D” .
È vero che il mondo delle serie Tv non è quello del cinema e quindi sono più frequenti serie che reggono il ritmo per molte stagioni; però sarebbe davvero un peccato che la qualità di questo piccolo capolavoro vintage scadesse in un protrarsi troppo a lungo.
Alessandro Chiometti