Cari abbozzi di larve aliene (cit. Zio Tibia), eccoci giunti anche quest’anno all’immancabile finale dell’anno, e so che tutti stavate lì ad aspettare quale film il mio ego smisurato giudichi il migliore dell’anno. (Se mi avete seguito in questi mesi, già lo sapete).
Prima di cominciare la terrificante classifica ( …ci vuole una classifica, e poi ci vuole una verifica, per sapere chi non merita, chi precipita… ) due menzioni di merito per due film che non sono horror ma sfiorano i confini della nostra linea gotica.
Il primo è l’italiano Nonostante, deliziosamente scritto diretto ed interpretato da Valerio Mastandrea. Le coscienze delle persone in coma in un reparto d’ospedale osservano i loro corpi, i loro visitatori, interagiscano fra di loro, passeggiano e parlano del senso della vita. [8,5/10 sul nostro personale taccuino e un applauso per la gradevole sorpresa.]

Seconda menzione d’onore per una delle migliori traslazioni inchiostro-cinema prese dall’infinita produzione di Stephen King, parliamo ovviamente di The life of Chuck diretto da Mike Flanagan (diciamo grazie-sai per tutto quello che stai facendo e che la Torre Nera sia raggiungibile). Ci vuole una poetica infinita per dar senso a quel che significa il verso di Walt Whitman “Sono vasto, contengo moltitudini“. King ce l’ha fatta meglio di chiunque altro, Flanagan ce lo mostra in immagini. Il resto è delizioso. [9,5/10]

Iniziamo la carrellata con le note stonate di questo 2025,
Bocciato senza appello e senza revisione il ritorno di Pupi Avati con L’orto Americano che si inserirà pure nel filone da lui creato del gotico padano, ma dal maestro ci aspettavamo molto di più. Ragionamenti strampalati con recitazioni improbabili, collegamenti fra i delitti al livello di “Carramba che sorpresa!”, storie lasciate aperte e senza senso. Incomprensibile, inutile e con pesanti buchi di trama. [4,0/10].

Peggio ha fatto un altro mostro sacro, ovvero Danny Boyle che riesce nell’incredibile impresa di far un sequel peggiore di J.C. Fresnadillo per il suo gioiello 28 giorni dopo.
Tutto ciò che c’è di banale e ridicolo in un film horror lo trovate in 28 anni dopo, film atteso come lo stipendio a fine mese e delusione terribile. Personaggi ridicoli costruiti forzatamente, che risultano eccessive macchiette anche per un’Inghilterra invasa dal virus della rabbia.
Poi la solita scopiazzatura del ritrovamento del colonnello Kurtz di Apocalypse Now con la sottile differenza che un uomo non può costruire un tempio gigantesco da solo, neanche con 28 anni di tempo.
Inoltre: zombie che variano da ectoplasmi putrescenti che si trascinano miseramente a zombie alfa decatleti con un QI da ingegnere nucleare, maree improbabili, segreti di pulcinella, e altre idiozie varie. Unica cosa salvabile la colonna sonora, ma non basta proprio a renderlo decente. Uno dei peggiori horror della storia [3,0/10]

Non così scadente ma comunque non sufficiente Dracula – l’amore perduto di Luc Besson. Speravamo di averli visti tutti i vampiri in cerca di ammore e invece no, ci tocca anche l’unione fra la storia di Francis Ford Coppola e quella di Profumo, film del 2007 di Tom Tykwer in cui grazie ad alcune particolari selezioni di essenze profumate si potevano controllare le menti altrui. Son passati i tempi in cui a Cristopher Lee bastava guardare una donna con i suoi occhi magnetici perché lei si strappasse il crocifisso dal collo e offrisse questo ai suoi voraci canini, il povero Caleb Landry Jones ha bisogno di andare in profumeria per farlo, sic.
Film mediocre, buone le sequenze horror-splatter ottima l’italiana Matilda De Angelis nei panni dell’unico essere della notte convincente della pellicola, pessimo quasi tutto il resto. [5,5/10]

Più che sufficiente ma comunque una mezza delusione il Frankenstein di Guillermo del Toro.
Ora che la storia Mary Shelley sia una delle più belle mai raccontate è lapalissiano, quindi basta seguirla un po’ per fare un buon film, dopodiché il senso del fare un remake di un classico è apportare qualcosa di originale perché questo lo “aggiorni” e lo trasmetta alle nuove generazioni.
In tal senso posso anche giustificare le libertà che Del Toro si è preso: un mostro assemblato non più a pezzi ma con decine di striscioline di cadaveri, un abbraccio alla filosofia new age che supporti l’energia a pile concepite da Herr Doctor Victor Von Frankenstein e infilate (sic) nel ganglio spinale della Nuova Creatura. Vabbè, chiudo un occhio e mezzo… però no! Una Creatura di Frankenstein che solleva una nave enorme liberandola dal ghiaccio e che per di più abbia il fattore mutante di rigenerazione di Wolverine no! non si può vedere. Un punto in meno sul nostro personalissimo tabellino. [6,5/10]

Mezzo voto in più [7,0/10] assegno alla gustosa pellicola Heretic che vede uno Hugh Grant nei panni di uno spietato e sadico serial killer di… “Testimoni di Geova”. O per meglio dire, dei rappresentanti delle religioni che ti devono assolutamente convincere di quanto sia più figa (leggi più teologicamente sostenibile) la loro visione dell’eterno rispetto alla tua; in America questo lo fanno quasi sempre i Mormoni. Tali sono le due giovani donne che si lanciano incautamente nella sfida teologica con il diabolico Mr Reed una volta attirate nella casa.
Tutto ben girato e con una buona suspence, nulla da eccepire tranne il punto cardine della storia, ovvero l’ateo che vuole convincere che dio non esiste a forza di uccidere gli attivisti in cerca di proseliti. E non perché come ha detto qualcuno che non sia credibile un ateo così ben ferrato sulle religioni, anzi tutto il contrario. Proprio perché gli atei sono così ben ferrati sulle religione tendono ad evitare confronti con ragazzini infarciti di bibbia (ma che gusto ci sarebbe?) e professionisti del proselitismo perché sanno bene che “è impossibile far comprendere qualcosa a una persona il cui stipendio dipende dal fatto di non capirla”(cit. Upton Sinclair) .

E arriviamo al podio con un ex aequo per il terzo posto [8,0 per entrambi] . Due film americani di due registi giovani e promettenti. Together di Michael Shanks e Weapons di Zach Cregger.
Il primo è un film che ricorda Cronemberg non per le tematiche che riguardano l’amore, di come l’amore cambia, di come può finire, di cosa parliamo quando parliamo di amore etc (“Ma non era un film horror?” – “E aspettate un attimo, impazienti”) ma per l’attrazione carnale che diventa fin troppo carnale e fin troppo attrazione. (“Contenti ora che vi ho fatto lo spoiler?”).

Il secondo parte da un plot visto, rivisto, abusato fino al limite della noia. La sparizione di alcuni bambini.
Però come diciamo sempre, non è il plot della storia che conta (in fin dei conti li abbiamo già sentiti quasi tutti ormai dopo 150mila anni di Homo Sapiens racconta storie), ma COME viene raccontata e gli elementi di ORIGINALITA’ che introduci in essa.
Beh vi assicuriamo che qui il come è magistrale e l’innovazione è da applausi a scena aperta.

Secondo posto per il nuovo Nosferatu di Robert Eggers. Un altro remake della stessa figura del non-morto (chiamata con nomi di versi per ben noti motivi) nello stesso anno potrebbe apparire ridondante; ma di certo questo lungometraggio colpisce nel segno ed è tutto quello che non è il film di Del Toro. Terrificante, tetro, gotico all’ennesima potenza e, soprattutto, dice tutto ciò che il film di Murnau avrebbe voluto dire ma ha lasciato nelle pieghe delle celluloide perché i tempi non lo consentivano (era il 1922 del resto).
La figura di Ellen che da vittima passa a guida del conte Orlock è meravigliosa, un vero inno alla libertà sessuale e una denuncia di tutto ciò che comporta la repressione delle emozioni umane. [10/10 film assolutamente perfetto]

Però.
Riti arcaici, forze oscure e forze positive, magia sessuale, liberazione, diritti umani… il destino vuole che quest’anno ci sia stato un altro film che abbia intrecciato tutti questi temi in modo perfetto. Con una trama complessa al punto giusto, senza lasciare nulla di non detto e non risolto e per di più con una colonna sonora in stile blues del mississipi degli anni ’30.
Lo avete già capito voi che seguite assiduamente questo blog, the winner is… I peccatori (Sinners) di Ryan Coogler con Michael B. Jordan che meriterebbe due oscar per la doppia interpretazione che fa dei gemelli Moore.
Questo è uno di quei film che ha qualcosa in più, vuoi per l’audacia delle scelte del regista, vuoi per ogni protagonista costruitp perfettamente, vuoi per le battute e le entrate tutte al punto giusto e costruito al punto giusto, vuoi perché affronta ampiamente del tema del razzismo di cui non si parla mai abbastanza. Sinners è uno di quei film che semplicemente non si possono dimenticare. 10/10 con lode e bacio accademico e confermento dell’ambitissimo premio Gothic Konka 2025!

E ora scusate ma sta per uscire la seconda parte della stagione finale di Stranger Things, penso proprio che la rubrica la linea gotica sarà aggiornata presto! (anche perché devo parladi Welcome to Derry… uff… qualcuno ha qualche giorno da prestarmi?)
