“Mi puoi consigliare un giallo originale?”
Diciamo la verità, questa domanda è una di quelle scomode. L’originalità di un giallo (ma anche di un noir o di un horror) pensiamo che sia il vero dilemma di ogni scrittore che si cimenti con questo genere. “Ma qui ricorderà un po’ troppo Lucarelli?”, “Ma questo passaggio non è troppo simile all’ultimo libro di King?”, “Oh, no mi sta venendo lo stesso plot di Nesbo, devo buttare via tutto”.
Del resto alcuni schemi nei libri per forza di cose si devono ripetere. Se parliamo di gialli o mistery o thriller o noir vuol dire che c’è un delitto, c’è un indagine c’è qualcuno che deve scoprire un assassino, o quanto meno scoprire che è successo. La bravura del giallista, o della giallista, alle prese con un nuovo romanzo non sta nel trovare per forza situazioni mai viste prima: il delitto in una camera chiusa sarà sempre un delitto in una camera chiusa, una partita a poker sarà sempre una partita a poker, i fantasmi saranno sempre fantasmi, la cena con delitto sarà sempre una cena con delitto. E il maggiordomo sarà sempre il maggiordomo. No, l’abilità starà invece nella brillantezza della soluzione del clichè proposto. Anche se poi il colpevole si rivelerà essere per l’ennesima volta il maggiordomo.
Insomma, si può pensare che sul delitto in una camera chiusa si sia già detto tutto, poi puntualmente arriva una storia come quella narrata nel numero 146 di Dylan Dog (Ghost Hotel) che ti fa rimanere a bocca aperta. (Non ve lo spoileriamo tranquilli, conosciamo le regole del giallo!)
Tutta questa premessa per dire che la trilogia dei colori di Cristiana Astori (edita nella serie del Giallo Mondadori, che poi diventa una quadrilogia con l’ultimo capitolo edito da Elliot) è veramente una delle cose più originali (e belle, ca va sans dire) che ci è capitato di leggere negli ultimi tempi. Il punto di forza di questi tre romanzi è il personaggio dell’anomala investigatrice Susanna Marino, che non è alla ricerca di colpevoli ma di pellicole cinematografiche scomparse e maledette e, per questo, chicche imperdibili per i collezionisti d’arte.
Se all’inizio della lettura del primo romanzo della serie “Tutto quel nero” vi verrà da pensare che è un po’ troppo fuori dai limiti della sospensione dell’incredulità il fatto che una ragazza venga assunta (e fin troppo ben pagata) per ritrovare una pellicola perduta solo perché è una studentessa di “Storia del cinema” al Dams, vi consigliamo di arrivare fino in fondo perché la quadratura del cerchio della complicata storia è davvero il fiore all’occhiello di questo eccezionale tributo a Soledad Miranda, bellissima attrice spagnola poco conosciuta ai più, ma che difficilmente dimenticherete. E di cui vorrete sapere sempre di più, scommettiamo?
(in foto: Soledad Miranda 1943-1970)
Ma Cristiana Astori non si limita a un semplice omaggio a questa attrice. Il libro (così come i due romanzi che lo seguono) è un florilegio di citazioni cinematografiche e, per non farsi mancare nulla, anche musicali. Mai a caso, mai gratuite, ma sempre finalizzate a completare perfettamente la storia raccontata.
(Cristiana Astori al Terni -Narni Horror Fest 2021)
Proporre il ritorno di Susanna Marino in “Tutto quel rosso” era già un azzardo in se. Una sfida davvero dura; come continuare a rendere il personaggio di Susanna forte e fragile allo stesso tempo dopo ciò che sappiamo dal capitolo precedente? (E che non spoilereremo neanche sotto tortura, sia ben chiaro). Ma anche stavolta la penna dell’Astori trova soluzioni che sono allo stesso tempo credibili, eleganti e spettacolari. E se il rosso del titolo fa capire che al centro della storia ci sarà inevitabilmente il capolavoro di Dario Argento “Profondo Rosso”, la scena iniziale che ci presenta Susanna risvegliatesi dal suo sonnambulismo sul tetto di uno studentato, rende chiaro che l’intero libro è un omaggio a “quei film gialli malati e deviati degli anni ’70” (citazione di una delle protagoniste del libro).
Citiamo come vera chicca contenuta in questo secondo capitolo, una delle scene di inseguimento automobilistico più riuscite della storia della letteratura. E non sono poi tante, se ci pensate un attimo! Sarà che Cristiana Astori è anche appassionata di 007 e del Pulp Tarantiniano, ma mentre si sfogliano le pagine sembra davvero di essere al cinema a vedere l’inseguimento della polizia che cerca di catturare Susanna e Steve Salvatori (co-protagonista dei tre romanzi, e anche qui ci sarebbe da aprire una serie di riflessioni sulla grande capacità dell’autrice di inserire al fianco di Susanna una figura così forte senza che questa le rubi la scena e diventi il protagonista).
Arriviamo così a “Tutto quel blu”, un tuffo negli anni ottanta. Basterebbe dire che uno dei protagonisti del libro è Bon Scott (il primo indimenticabile cantante degli AC/DC) per capire quanto osa la Astori quando scrive. Osa, ma sempre a ragion veduta e sempre con un incastro perfetto di tutto ciò che racconta e, in aggiunta, sapendo che i suoi personaggi non possono essere immutabili nel tempo li ripropone sempre in modo coerente con lo scorrere di questo. Ci sta quindi che in questa terza avventura Susanna perda un po’ della sua fragilità e diventi più intraprendente (ma non troppo, le sue paranoie non le lascia mai). Ci sta! Come del resto ci sta tutto che il “filo blu” (non rosso, blu questa volta) che guida la storia in questo terzo capitolo sia lasciato alla figura indimenticabile del Terminator T-800 (modello Schwarzenegger per intenderci).
Le avventure di Susanna Marino proseguono in “Tutto quel buio” (Eliott, 2018), dove sarà costretta a lasciare la sua amata Torino per Budapest alla ricerca della pellicola perduta del Dracula Halala, ovvero il primo Dracula della storia cinematografica e precedente al Nosferatu di Murnau. Forse l’avventura più surreale e metafisica della detective cinematografica (possiamo chiamarla così?); forse anche un punto di svolta verso storie meno gialle e più gotiche che la vedranno protagonista.
Del resto Cristiana Astori di horror ne sa, essendo anche un’autrice di Dylan Dog. La sua ultima raccolta di racconti “Fuori Orario” è un ottima vetrina della poliedricità della sua scrittura.
Letteratura e cinema / Cinema e letteratura. Un rapporto di tanto amore e anche tanto odio: quanti libri sono stati “rovinati” da pessimi film? Invece pochi sono i casi, ma ci sono, di libri rivalutati da film che li hanno migliorati.
Cristiana Astori sulle cui pagine social si può apprezzare la sua fame compulsiva di lettrice e spettatrice, rende un grande omaggio ai film da cui prende spunto; per questo riteniamo questa quadrilogia una sorta di splendido Bifrost che unisce queste due forme di arte.