Se uno nasce a Salem- Massachussets probabilmente il gotico farà parte della sua vita, che gli piaccia oppure no.
Se la caccia alle streghe del 1691 ha reso famigerata la cittadina in tutto il mondo, ci hanno poi pensato Arthur Miller, Stephen King, Rob Zombie e decine di altri scrittori e registi a rinvigorire la sinistra fama della cittadina.
Mike Flanagan, lì nato nel 1978, avrà quindi pensato di dover rispettare le sue origini e in pochi anni sta dando al gotico contemporaneo un contributo enorme.
Lo abbiamo apprezzato fin da Somnia (film del 2016) per il suo horror educato e riflessivo, senza il maledetto abuso di jump scares che da The Nun in poi hanno raggiunto livelli insopportabili, senza i tristissimi “tratto da una storia vera” nei titoli di testa che spesso indicano solo il fatto che il regista non ha voluto pagare uno sceneggiatore bravo e senza la necessità dell’ipercinetismo d’azione perché l’horror è una cosa e Fast and Furios un’altra.
Abbiamo applaudito a scena aperta al suo Doctor Sleep che è perfettamente riuscito in un’impresa che sembrava impossibile; ovvero quella di unire il seguito di Shining scritto da King con il film diretto da Kubrick e ricevendo non solo i complimenti dello scrittore ma anche a fargli rivedere la sua posizione troppo critica contro il film di Kubrik.
Ma un inarrestabile crescendo di bravura Flanagan lo ha compiuto con la realizzazione delle sue serie targate Netflix.
Da Haunting of Hill House in cui ci ha letteralmente fatto cadere dal divano con una delle scene più terrificanti della storia del cinema (ci riferiamo al finale della prima puntata), ha poi realizzato il suo capolavoro teologico con Midnight Mass, in cui un plot molto usato, cioè l’arrivo di un vampiro (anche se in realtà questa parola non viene mai usata) in una piccola comunità isolata, viene usato per un’indagine psicanalitica meravigliosa in cui le colpe e il senso di colpa, la morte e la nostra percezione dell’aldilà nonché il concetto stesso del Male, vengono esposti ed analizzati in una prosa meravigliosa che fa passare in secondo piano tutto il resto (che pure, parlando solo del livello horror non è certamente poco).
Meraviglioso il finale in cui potete ascoltare (vi consigliamo di ascoltarlo senza guardare il video se non avete visto la serie) in un bellissimo monologo il senso della vita e della morte secondo il regista.
Tuttavia il meglio doveva ancora arrivare! Flanagan infatti ha spostato ancora un po’ più in alto il suo record di qualità con la meravigliosa “La caduta della casa degli Usher”, forse la migliore serie autoconclusiva dai tempi della prima stagione di True Detective.
L’operazione geniale del regista è quella di riunire in unica storia le ispirazioni derivanti da diversi racconti e poesie di Edgar Allan Poe.
Arthur Pym, Dupin, il principe Prospero, I delitti della via Morgue, Lenore, Il gatto nero, lo scarabeo d’oro, Il pozzo e il pendolo, il barile di Amontillado, Berenice… tutti raccolti in un unica storia che prende il gotico ottocentesco e lo rende contemporaneo senza fargli perdere un briciolo del suo fascino. Anzi.
Se in Midnight Mass il regista aveva chiarito tramite i monologhi degli attori il suo pensiero trascendente, qui ne approfitta anche per mettere in chiaro il suo pensiero politico e ne fa letteralmente un manifesto anti-capitalista tramite le parole Frederick Usher e quelle di Madeline Usher
Ovviamente, non ritroveremo in questa serie la trasposizione di Edgar Allan Poe che abbiamo visto nei film di Roger Corman con Vincent Price. E ci mancherebbe altro che lo fosse, sarebbe stata una ennesima riproposizione totalmente inutile.
La bravura di Mike Flanagan sta proprio nella traslazione del gotico ottocentesco a quello contemporaneo, presentare una nuova visione di storie senza tempo sempre attuali per la loro epicità, per la loro analisi delle dinamiche umane.
Quello che è essenziale è non tradire lo spirito e il messaggio delle storie originali, ma rispettarlo e tutt’al più integrarlo con un’accresciuta conoscenza del mondo che viviamo. Pensiamo sinceramente che Edgar Allan Poe, per quello che lo conosciamo dai biografi del tempo, sarebbe stato molto contento di vedere questo reboot delle sue storie.