Ciao Papà,
lo so che è un po’ che non ti scrivo, ma eri ateo e materialista come lo sono io, quindi lo sapevi già che non avrei esagerato con queste cose.
Del resto non ci sei più e questo è solo un esercizio di condivisione per sopportare quel dolore che resta per sempre. Quello di cui nessuno parla mai.
All’inizio era più facile condividere pensieri, dedicarti canzoni… era quasi un dovere. Poi dopo, quando trovi nuovi equilibri, ti rendi conto che il dolore che resta ha radici così profonde che te ne vergogni…. perché ormai dovresti esserci abituato no?
E allora ti trattieni, che non è che puoi stare sempre lì, a dire quanto manchi. O che sei sempre a chiederti cosa ne avresti pensato di questo o di quello.
Penso che mi capisci sulla necessità di tenere certe cose dentro, del resto su questo eravamo proprio uguali e anche tu quando percorrevi le sue strade oscure eri un uomo che camminava da solo. Come mi avevi detto una volta: “Mai lasciarsi vedere piangere dagli stronzi”. E con tutti gli stronzi che oggi sono in giro…
Comunque, in questi ultimi anni ne sono successe un bel po’ di cose su cui manca un tuo pensiero e continuerà a mancare. Però oggi te lo avrei voluto proprio dire che sono andato a fare una “docenza” a dei ragazzi delle superiori.
Sì, è vero non è la prima… però le altre erano sui libri, sulla letteratura o su Darwin.
Oggi invece dovevo insegnare Chimica, che era il nostro filo rosso… ti eri sempre dispiaciuto di non aver trovato lavoro come Perito Chimico ed eri contento quando io ho iniziato a lavorare come tale.
Chissà, se io avessi avuto un figlio o una figlia magari sarebbero riusciti a prendere anche una laurea in chimica e così il filo rosso di famiglia sarebbe continuato.
E sì, l’emozione in queste situazioni si fa sentire. Come quando mi avevano chiamato al nostro Itis a presentare i miei libri. A proposito, scusa se in queste occasioni rubo la tua borsa da rappresentante… non siamo scaramantici perché porta sfortuna esserlo, ma a volte un aiuto serve anche a noi miscredenti.
Che poi miscredenti… mi viene da ridere… del resto se ti scrivo in un giorno qualunque, che non è un tuo anniversario e non è neanche capodanno, forse è proprio perché noi saremo stati anche degli apostati irriverenti nonché irrispettosi delle feste comandate, però che non può esserci un natale se non è natale tutti i giorni l’abbiamo capito tanto meglio di altri.
A volte ci penso a come avresti affrontato questo mondo sempre più assurdo da anziano, non sarebbe stato facile convincerti che dovevi fare un Spid, ma sarebbe stato interessante.
Ad ogni modo tutto bene con questa docenza; più ho a che fare con i ragazzetti più capisco l’impegno che ci mettevi ad essere sempre presente quando ci serviva qualcosa. Si, sarebbe molto più facile unirsi all’erta schiera de “Eh, i giovani di oggi, che roba Contessa!”, ma di stare dalla parte delle “erte schiere” non ci è mai venuto facile, vero?
Tempi diversi, vite diverse, tecnologie diverse, opportunità diverse… e intorno i soliti cumuli di merda dei benpensanti, ma vabbè c’eri abituato e ormai mi sono abituato anch’io.
Come mi sono abituato a voltarmi e non vederti più; che è sempre la cosa peggiore, anche dopo tutto questo tempo. Però respiro, guardo il cielo e penso al mare. Perché ormai lo so che l’importante è non dimenticare il tuo volto.
Del resto se fossi ancora qui ora mi diresti: “Dai basta con queste inutili chiacchiere retoriche, torniamo a spalare la merda per aprirci la strada.”
Fino a sempre papà.