È passato qualche giorno dalla morte di Diego Armando Maradona, ma la leggenda è cominciata da un paio di decenni.
Le sue imprese sportive e non sono già raccontate in decine di servizi, in film, in raccolte di dvd, servizi sportivi, biografie e anche qualche programma di storia.
Ma Diego Armando Maradona, anche per chi l’ha odiato, sportivamente per i dispiaceri che ci ha dato da avversario, è uno dei simboli delle ultime generazioni. Come lo sono stati i Beatles, Che Guevara, Elvis, Mohammed Alì, Neil Armstrong, Nelson Mandela, Freddie Mercury, Pelè, Bjorn Borg e il suo eterno rivale Mc Enroe, James Dean, Ayrton Senna, Gabriel Garcia Marquez, Falcone e Borsellino . Umani che hanno reso immortale la loro immagine grazie alle loro azioni nella vita.
Certo mi rendo conto che avvicinare politica, musica, cinema narrativa e sport può apparire inappropriato. Apparire dico, perché in realtà non è così. La vita è fatta da una somma di azioni ed emozioni in tutti i campi; e le cose inevitabilmente si sovrappongono e diventa impossibile distinguere le influenze e le correlazioni fra di esse.
La leggenda di Diego Armando Maradona è una di quelle figure che non puoi fare a meno di considerare “oltre” i confini delle attività dell’uomo.
É vero, in genere tengo sempre a separare l’uomo dall’artista o dall’atleta o dal suo lavoro. Quello che conta nel giudizio pubblico è “il lavoro” che fa l’uomo o la sua produzione artistica o le sue gesta sportive. Non il privato.
Se un libro mi è piaciuto molto e poi conoscendo l’auto realizzo che è un cialtrone non è che improvvisamente il libro non mi piace più. Mi sembra pleonastico doverlo specificare.
Eppure ci sono dei casi in cui non si può scindere l’uomo dalla sua attività e non si può dare un giudizio separato. Ma non per dire che si può perdonare tutto per “meriti sportivi”. No, vuol dire che il giudizio deve essere comunque dato insieme. Diego Armando Maradona è uno di quei casi.
Diego Armando Maradona è diventato “el pibe de oro” perché era Diego Armando Maradona altrimenti non lo sarebbe stato. Sarebbe stato altro.
Le sue provocazioni continue, il suo essere sempre al di fuori delle righe e delle regole, il suo insultare, il suo ravvedersi, il suo far finta di pentirsi e poi ricascarci. Diego è Diego. E no, non puoi separare la vendetta di milioni di Argentini contro l’Inghilterra dopo la guerra delle Falkland dalle lacrime del telecronista Hugo Morales mentre Diego realizzava il gol del secolo (audio e video QUI!).
Non puoi separare il fatto che la città di Napoli tifava l’Argentina di Maradona almeno quanto l’Italia di Vicini in quelli che avrebbero dovuto essere i nostri mondiali del 1990, dal fatto che se quella semifinale fosse stata giocata in qualunque altra città del paese avrebbe quasi sicuramente avuto un risultato diverso. Non puoi separare il fatto che Maradona il giorno prima ricordò ai napoletani quanto tutti gli italiani li schifassero ma quella “notte magica” improvvisamente gli chiedevano di tifare per loro. Non puoi separarlo perché era la pura e semplice verità, Diego conosceva troppo bene l’Italia e Napoli.
Così come non si può separare il fatto che Diego si presentò completamente ristabilito grazie alle cure cubane di Fidel Castro per i mondiali di Usa ’94 e spaventò il mondo sportivo (che lo considerava finito insieme alla sua nazionale) in due vittorie “terrificanti” conto la Grecia e la Nigeria, per poi rilasciare interviste durissime quanto veritiere verso l’irresponsabile Fifa guidata da Havelange che li costringeva (per soldi)i a giocare in condizioni di calore e umidità pericolose per chiunque. E da questo non si può neanche separare la seguente, ridicola, squalifica per efedrina.
No, ha ragione il grande storyteller Federico Buffa che commosso gli ha dedicato su sky un ricordo… Diego è uno di quei casi in cui uomo e atleta non si possono separare.
Questo fa capire anche quando siano squallide quelle persone che, per una ragione politica o per non aver mai digerito qualche gol contro la propria squadra, colgono l’occasione per dire: “Era un grande calciatore ma un pessimo uomo“. Persone che evidentemente capiscono poco, sia di calcio che di uomini.
Hasta Siempre Diego Armando Maradona!