“Non ve lo ripeto più! La vita non è perfetta, le vite nei film sono perfette. Belle o brutte, ma perfette. Nei film non ci sono tempi morti, mai! E voi ne sapete qualcosa di tempi morti, eh?”
(Bonanza da Radiofreccia)
Ancora una volta ti ritrovi a cercare un senso a storie che di senso non ne hanno Se non uno, quello della storia di per se.
A volte mi dico e mi convinco che se c’è una cosa in cui con i miei quarantasei anni suonati sono diventato bravo a fare è quella di saper raccogliere i segnali, i piccoli accenni, il non detto, lo spazio fra le righe.
Sì, ogni tanto ci penso e quando i fatti mi danno ragione, do uno scappellotto sulla nuca dell’amico incredulo a cui avevo predetto gli avvenimenti umani e gli faccio “Che ti avevo detto?”
Si a volte ci penso, mi lodo e mi sbrodo e mi convinco che sì, in questo sono diventato bravo.
Poi capitano quelle storie di merda, quelle in cui “come in un libro scritto male” il protagonista fa scelte così assurde che tu ci rimani male e pensi “ma come…”
Caro Juan, caro amico che non rivedrò, a volte essere sensibili è una grande palla al piede, lo so bene. Ma il fatto è che siamo in tanti ad essere sensibili e convinti di non essere capiti nella società che qualcun’altro ci ha costruito attorno.
E allora cazzo, quando vi serve una mano non sussurrate… urlate! che tutto il mondo c’è dentro con gli stessi problemi, anche quelli che si nascondono dietro al Cuba libre del sabato sera.