Passeggiando fra gli infiniti stand della fiera “più libri più liberi” riservata alla piccola e media editoria che si svolge a Roma ogni anno, il nostro occhio cade su uno spazio di libri “particolari”. Il loro formato ricorda più una piccola agenda da taschino che un libro vero e proprio, la carta di copertina è ruvida e le copertine riportano disegni di stile impressionista.
Lo stand è quello della casa editrice Iperborea che non conoscevamo affatto (mea culpa, mea maxima culpa) e che ci spiegano essere specializzata nel proporre in Italia gli autori nordici e in particolare scandinavi.
Così incuriositi decidiamo di dar loro fiducia facendoci consigliare un libro dalla ragazza dello stand, e quindi veniamo in possesso di questo “La prima moglie e altre cianfrusaglie” di Aarto Pasilinna (ed. Iperborea 2016, 215 pagine, 16,00 €) autore finlandese che scopriamo essere uno degli scandinavi più apprezzati e, difatti, la stessa Iperborea ha quindici suoi altri libri in catalogo.
Mentre ci apprestiamo a leggerlo ci viene in mente che, chissà perché tutti o quasi gli scrittori scandinavi o comunque nordici che conosciamo sono giallisti. Jo Nesbo, il recente fenomeno editoriale ad esempio, o il Larsson della trilogia “Millenium” o per rinvangare il passato di giovini lettori il Peter Hoeg del meraviglioso “Il senso di Smilla per la neve”. Alla fine tirando le somme, l’unico libro nordico non giallo e non noir che abbiamo letto è stato “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” di Jonasson.
Dalle prime pagine lo stile di Paasilinna ricorda in parte quello di Jonasson, anche se meno scanzonato e più introspettivo, ma proseguendo la lettura il susseguirsi degli episodi improbabili per quanto verosimili del protagonista Volomari Volotinen, assicuratore per caso, ferroviere per ripiego, collezionista per sempre; ci riporta alla mente alcune scene dei film francesi che adoriamo. L’improbabilità e la casualità raccontate con quella leggerezza che spesso gli autori italiani non hanno, impegnati come sono nel melodrammatico o nella farsa.
Le avventure di questo collezionista finlandese, disposto davvero a tutto per avere un pezzo raro sono molto gustose, ma il vero gioiello del libro è il rapporto con la moglie Laura, che lo affianca nelle sue ricerche senza esserne né spaventata né esprimendo mai disapprovazione, se non in qualche caso veramente estremo. La forza di questa improbabile coppia, separata da venti anni di differenza anagrafica (lei è più grande di lui) ma unita da un amore mai descritto in forma romantica ma che emerge dal comportamento nei fatti dei protagonisti, è davvero il “di più” di questo libro. Perché in fondo, sarà senz’altro bello fare ghirlande di parole romantiche per la propria amata o per il proprio amato, ma se poi non le supportiamo con i fatti alla fine queste parole valgono poco.
E allora ecco il significato che noi troviamo in questo libro, al di là delle surreali avventure del collezionista Volomari che pure, ripetiamo, sono gustosissime: il senso di un amore non favoleggiato a parole ma costruito nei fatti giorno per giorno.
Alla fine di questa “nuova” esperienza letteraria abbiamo una certezza quasi assoluta: torneremo presto su qualche altro libro “iperboreo”.