“Shining”, immortale capolavoro di Stephen King che ha ispirato uno dei film horror più amati di tutti i tempi (nonostante lo scrittore abbia sempre disprezzato il lavoro svolto da Stanley Kubrik), può secondo voi avere un seguito?
Prima di addentrarvi nella lettura di “Doctor Sleep”, che per l’appunto è il seguito che il Re propone (del libro, ovvero della Vera Storia della Famiglia Torrence, come specifica nella nota dell’autore), datevi una risposta sincera.
Se la risposta è “no, il libro è troppo perfetto per rovinarlo con un seguito”, lasciate stare e non perdete tempo; anche se fosse IL libro definitivo di King voi trovereste comunque una ragione per non farvelo piacere.
Se la risposta varia dal “chissà”, al “se King l’ha scritto un motivo ci sarà”, allora leggetelo e di certo troverete ottimi motivi per apprezzarlo. Come del resto succede con quasi tutti i libri di King, rarissime e dolorose eccezioni a parte.
Diciamo subito che non sembra che siano passati 36 anni tra un libro e l’altro.
Il ritmo della storia diventa incalzante fin dal primo paragrafo quando due anni dopo gli eventi dell’Overlook hotel Danny vive con sua madre in Florida ma è ancora perseguitato dalle creature non-morte che vede grazie al suo talento, ovvero “la luccicanza” (The Shine).
Halloran, malconcio ma sopravvissuto anche lui all’Overllok gli insegnerà a rinchiuderle negli abissi della mente, ma per le nuove visioni che arriveranno (i non-morti non sono solo all’Overlook) non ci può far niente.
È per questo che Dan deve trovare un modo di spegnere quest’antenna ricettiva presente nella sua mente e, forse perché i geni di suo padre Jack sono forti, non trova di meglio che spegnerla con l’alcool. L’alcool sarà il suo vero demone della storia raccontata, molto più dei cattivi di turno.
La vita di Dan è quindi quella di un ubriacone che viaggia fra le piccole città statunitensi cambiando posto ogni volta che perde lavoro e reputazione. Ha scheletri nell’armadio come tutti gli alcolisti e non ha un aspettativa di un futuro che non sia quella di pagarsi la bottiglia. Questo fino a quando giunge a Frazier dove trova una sistemazione che gli piace e che non vuole perdere. Deve disintossicarsi per restare lì, ma mano a mano che si disintossica la luccicanza torna prepotente anche perché nelle vicinanze c’è una fonte di questa enorme, la piccola Abra il cui potere è così enorme da far sembrare quello di Dan un piccolo fiammifero.
Ma chi ha poteri eccezionali non sempre è una brava persona, quelli del Vero Nodo ad esempio sono sempre a caccia per l’America di bambini “particolari” a cui sottrarre potere e forza vitale. Sono questi i “cattivi” della storia.
Ma c’è un altro demone contro cui lotta Dan, che a Frazier lavora in una casa di riposo. Ed è la paura della morte dei suoi pazienti. Paura che grazie al suo talento, quando giunge il momento, riesce ad affievolire e aiutare nel trapasso colui per cui è giunta l’ora. E ovviamente un talento così non può passare inosservato, anche se nella casa di riposo pensano che sia solo empatia e non ci sia niente di soprannaturale è chiaro che quando arriva quel momento serve Dan.
Ma non chiamano il Sig. Torrance, chiamano il Doctor Sleep.