Deve essere il nostro rapporto di amore e odio per i Joy Division che ha permesso alla copertina di questo romanzo di Romeo Vernazza (Tempesta Editore 2014, 219 pag. 15,00 euro) di ipnotizzarci appena visto nello stand della fiera romana Più Libri Più Liberi.
Un romanzo di esordio, come è specificato nella quarta di copertina, è sempre una scommessa per il lettore. In particolar modo quando l’editore non fa parte di quelli in grado di organizzare campagne di lancio mediatiche sontuose.
In realtà, come purtroppo ben sappiamo, raramente le campagne mediatiche sontuose fanno seguito a esordi davvero memorabili (parlando ovviamente per noi lettori che all’autogrill o al supermercato compriamo poca roba da leggere) e chi si fa conquistare dagli spot e dai proclami molto spesso rimane deluso.
Insomma, l’opera prima è sempre una scommessa per il lettore, piccola o grande che sia la campagna di lancio dell’opera. Diciamo subito che questa volta ci è andata molto bene.
Il romanzo di Romeo Vernazza presenta due storie parallele destinate a non sovrapporsi. Entrambe hanno in comune due cose, il rapporto con la morte e le citazioni musicali.
Nella prima una vedova quarantenne, Lily, deve affrontare l’improvvisa scomparsa del marito, l’orrenda routine del funerale, l’incomprensione con i parenti e la sua solitudine. La soluzione che trova a tutto questo è la fuga; inteso come un lungo viaggio alla ricerca di dimensioni, forse, più umane.
Nella seconda un’adolescente trascurata e introversa trova il suo punto di riferimento in una eterea professoressa di scienze e, nonostante il disappunto dei suoi compagni, diventa una sua amica. La professoressa, lo si capisce subito, ha davanti a se un camino segnato ma questo non è un ostacolo per la volontà di Elly di coltivare questa amicizia e mantenere ben stretto questo punto di riferimento adulto (l’unico che ne vale la pena) della sua vita.
Rapporto con il dolore, rapporto con la morte, rapporto con l’assenza. Tutto qua? Si tutto qua e non è poco, perché in Italia (a differenza che in Francia ad esempio) sono pochi gli autori che hanno il coraggio di misurarsi con quelle angosce che prima o poi nella vita, volenti o nolenti, dovremo affrontare tutti. Meglio rifugiarsi nel triangolo amoroso, nelle sfumature sadomaso, in comodi voli pindarici e il resto farlo tutt’al più intuire, lasciarlo in disparte e dire che si, dai che ce la faremo.
Vernazza non sembra unirsi a questo coro dei cherubini che ci richiama dagli scaffali dei bestseller, ha qualcosa da dire e lo dice in modo semplice e chiaro: a volte semplicemente non ce la facciamo. A volte serve spegnere tutto e resettare la nostra vita, e dalla riuscita di questo reset dipende tutto.
Una critica la vogliamo fare comunque a questa riuscitissima opera prima, Romeo Vernazza ci sembra avere un po’ troppa nostalgia per la musica “che fu”. E non lo diciamo solo per i Joy Division che odieremmo profondamente se non fosse per quel piccolo grande capolavoro di perfezione che si chiama “Love will tear us apart” giustamente citata nel libro. Ma per tutto il contesto di citazioni musicali un po’ troppo anni 80. Insomma la musica è andata avanti e non solo con i One Direction e i Tokio Hotel… se una volta c’erano i Joy Division e i Thompson Twins oggi ci sono gli Editors e i Kings of Leon.
Del resto, anche gli adolescenti pensiamo sinceramente che siano un poco migliori di come li fa descrivere alla sua protagonista Elly; almeno una parte di essi, via.