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La linea gotica – (Altri) Cinque film per un Halloween (2025) meno scontato

Pubblicato il 24 Ott 2025

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Visto il successo dell’articolo dello scorso anno sui consigli cinematografici per passare un Halloween meno scontato (uno dei più letti e condivisi di questo sito) ci riproviamo.

Allora partiamo da tempi recenti e andiamo verso il passato, iniziando con un filmone di quest’anno alla quale spesso avremmo voluto dedicare un apposito spazio.


I peccatori (Sinners) pellicola straordinaria da 10 e lode e bacio accademico; regia di Ryan Kyle Coogler (Black Panher, Creed) e interpretata da Michael B. Jordan  in un doppio ruolo nei gemelli monozigoti protagonisti. Una pellicola più unica che rara, vi lascerà senza fiato sia per la bellezza delle scene d’azione sia per la trama che vede i vampiri contrapposti alle divinità africane invocate con la musica blues nel Mississipi del 1932. Colonna sonora blues pazzesca arricchita da una versione, danzata, di Rocky Road to Dublin che non vi consentirà più di sentire quelle note irish folk senza che i brividi lungo la schiena vi facciano guardare attorno.
Razzismo, musica, sensualità, vampiri, malavita, alcool… una miscela esplosiva da applausi. Di certo una delle migliori sorprese recenti.

Cominciamo ad andare indietro nel tempo: 10 anni fa usciva The Babadook capolavoro della regista australiana Jennifer Kent che da allora ci risulta aver prodotto un altro film di cui si parla molto bene (The nightingale) che però dobbiamo ancora recuperare.


The babadook (dook, dook, dook) è uno dei migliori horror psicologici mai costruiti, girato alla perfezione, in una vertigine di follia dove, in alcuni momenti una donna vedova sembra cadere nell’abisso per star dietro al suo figlio problematico, mentre in altri è il figlio che sembra subire la follia della madre. Un sovrapporsi di demonologia e lezioni di psicologia vera e propria che difficilmente vi lascerà indifferenti.

Altro salto di dieci anni nel passato per arrivare a uno dei nostri film horror preferiti di tutti i tempi; nel 2003 in piena invasione di horror asiatici Kim-Jee Won ci ha regalato questa perla chiamata A tale of two sisters.

Lo preferiamo citare nel suo nome originale che nella versione ridotta (Two sisters) con cui è uscito in Italia e in altri paesi. Il richiamo dickensiano sottolinea come l’horror qui entra in punta di piedi in quella che altrimenti potrebbe essere una comune storia drammatica familiare. Ma se entra in punta di piedi poi esplode in alcune scene che vi perseguiteranno per anni: distonia vibrante fra la pacatezza delle recitazioni, la bellezza della fotografia e .. bum! L’arrivo dell’horror… Lo abbiamo visto? Non lo abbiamo visto? La protagonista lo ha visto? E allora… no, ogni spoiler sarebbe un delitto. Guardatelo, se non lo avete già fatto, e ci saprete ridire.

“E un horror italiano?” Certo, perché no? A prescindere dalla sofferenza che per lungo tempo l’horror italiano ha sofferto per la mancanza degli effetti speciali all’altezza dell’immaginazione dello spettatore (certe cose se le potevano permettere solo ad Hollywood) i registi e  gli sceneggiatori italiani ci hanno dato storie così da brivido che gli special fx potevano anche essere assenti.


Uno dei maestri in tal senso è stato Pupi Avati che dopo La casa delle finestre che ridono (1976, pietra miliare del gotico padano)  ha regalato agli appassionati anche quest’altro film rimasto “di nicchia” e semisconosciuto ai più. Zeder (1983) con Gabriele Lavia uscito negli Usa come Revenge of the dead pochi mesi prima che uscisse il libro di Stephen King Pet Sematary. La concomitanza causò più di un imbarazzo tant’è vero che ancora oggi si incontra chi sostiene che il Re del Maine abbia copiato Pupi Avati per  “il fatto paranormale” alla base della trama che è identico in entrambe le storie. Ovvero la proprietà che alcuni terreni particolari avrebbero di far tornare in vita i morti.
Ora chi sa quanto tempo di lavorazione c’è dietro ad un romanzo capisce subito che è uno di quei casi di “idee nell’aria” che vengono prese in contemporanea da due o più autori. Succede, perché il mondo degli scrittori e degli sceneggiatori presenta un fervido scambio di idee e suggestioni ben da prima della nascita di Internet.
Ad ogni modo la storia poi si sviluppa in modo completamente diverso, basti pensare che Zeder è ambiento nella riviera romagnola fra misteriosi complotti in cui le magie indiane c’entrano ben poco. Un gioiellino da rispolverare in compagnia di horrorofili che possano apprezzarlo e non di hallowenisti casuali.

E con un’altra chicca fuori dal tempo chiudiamo i consigli di quest’anno; occhio perché si tratta di un film altamente disturbante e inquietante precursore di Midsommer. Stiamo parlando di The Wicker Man, di Robin Hardy con Cristopher Lee.
Ora visto che Sir Cristopher Frank Carandini Lee qualche film alle spalle ce l’aveva (280, fotogramma più, fotogramma meno) se considerava questo il suo film migliore e ha sempre rimpianto il fatto che la censura avesse tolto almeno 15-20 minuti del suo girato che non è stato più possibile recuperare e quindi ri-editarlo in tempi più permissivi (lo dice qui), qualche motivo ci sarà, voi che ne dite?


Il quarto potere dei film horror” lo definì Cinefantastique (per quanto per Lee fosse solo un film eccezionale e non horror), “il sesto film inglese più importante della storia”  per Total film, “fra i 50 film più spaventosi di sempre” secondo il canale Bravo.
Fatto sta che Robin Hardy dopo questo suo film d’esordio non girò più nulla per 13 anni (The fantasist, 1986) e pochi anni prima della sua morte girò una sorta di sequel (The wicker tree, 2011) che non abbiamo avuto il coraggio di vedere. Ci è bastato notare che su IMDB ha lo stesso voto (3.8/10) del remake con Nicolas Cage del 2006 per scoraggiare ogni nostra curiosità.
Ma The Wicker Man è veramente un capolavoro,  un ribaltamento continuo della prospettiva, un’insana anormalità diffusa in una comunità che colpisce come un pugno il perbenismo inglese di quegli anni. Un isola che non dovrebbe esistere, una comunità che non rispetta le regole, una bambina scomparsa che non sembra mai esistita, un detective chiamato da non si sa chi ad indagare su una sparizione mai avvenuta.
Il tutto fino ad esplodere in un meraviglioso e inquietantissimo finale che nessun effetto speciale potrà mai equiparare.

Buona maratona cinematografica per il vostro Halloween 2025 e un propizio augurio di passare una splendida notte di Samhàin.

(ph. Elvio Pederzolli, performer Silvia Pederzolli)