Aspettando la fine del mondo, Blog, In evidenza

Aspettando la fine del mondo. La parte dei supermercati.

Pubblicato il 16 Mag 2025

Scritto da

Etichette: , , ,

“Il concerto dai balconi” del 2017 è stata una delle esperienze collettive più belle dell’associazionismo ternano, che dimostrò come ci voleva davvero poco per riqualificare una piazza “dimenticata” come quella al centro di Terni nota come “Piazza del mercato”. In quella piazza le pesanti, arrugginite e abbandonate strutture anni ‘7o (del vecchio mercato per l’appunto), da tempo erano sinonimo di degrado e abbandono .

Esperienze di associazionismo, quello vero. Quello fatto dei soldi derivanti dai bandi pubblici per l’otto per mille (quello Valdese ovviamente, che quello della CCAR non viene assegnato a bandi, non viene rendicontato e serve per pagare le nuove Chiese e lo stipendio dei preti), dell’impegno di tanti volontari visionari che non si rassegnavano al salvinismo anti-migranti, e di artisti a budget zero o poco più.

A testimonianza di quell’esperienza un bellissimo murales, che ricordava come le migrazioni fossero un fenomeno umano naturale da duecentomila anni a questa parte; naturale e fortunatamente inevitabile come ci ricordano gli scienziati evoluzionisti e i sociologi, con buona pace della demenziale guerra al più povero proclamata da irresponsabili capitani felpati per raccattare voti.

Un murales d’artista a contrastare il degrado di una piazza centrale che negli anni dopo è proseguito nonostante le promesse elettorali dei neo-fascisti travestiti da leghisti.
Leghisti con il fez e i busti del duce in casa, legati e compromessi con Casa Pound, che pure vinsero le elezioni in Konka; ma il degrado del centro (piazza del mercato compresa) non migliorava. Del resto si sa che riempirsi la bocca contro il degrado urbano in campagna elettorale è una cosa, poi quando si governa arrivano altre priorità. Tipo quelle dei palazzinari, tanto per dire.

Il murales era restato lì, nonostante tutto. Nonostante il finto moderato sindaco di Terni (l’unico essere vivente che è riuscito ad essere preso in giro da Barbara D’Urso per la sua delibera anti-minigonne) distruggeva ogni spazio associativo esistente. Memorabile in tal senso la chiusura dell‘Officina Sociale La Siviera, lasciata marcire chiusa ed inutilizzata per tutti i suoi (troppo) lunghi cinque anni di non-governo della città. 
Restava lì a lasciar parlare quelli che le associazioni e i centri sociali “So’ tutti gommunisti”, “Fanno entra’ i negri nel paese”, “Io non so’ razzista però…” e ricordando la differenza fra le chiacchiere dei leoni da tastiera analfabeti funzionali e chi quotidianamente si impegna per migliorare questo mondo. Fosse anche solo colorandolo un po’.

Oggi che un personaggio, che si pensava potesse esistere solo come villain in un fumetto Marvel, come Stefano Bandecchi ha cacciato i leghisti (nel frattempo ritornati all’ovile sotto la fiamma tricolore) per costruire le basi della sua ascesa politica, il murales viene abbattuto senza neanche coinvolgere in un minimo processo decisionale le Associazioni che lo hanno fatto.
Da un giorno all’altro, ti svegli e al posto di un bellissimo e colorato dipinto di artista ci sono i lavori per il Centro Commerciale ternano n. 1056, questo in pieno centro. Perché quelli a ridosso non avevano fatto chiudere abbastanza negozi.

Nessuna call, nessun “ma voi che ne pensate”, nessun “ma è davvero necessario abbattere quel muro per costruire la nuova struttura?”
Tutto distrutto in nome del commercio rilanciante, a Dubai del resto si farà pur così, non lo mettiamo in dubbio. E poi via verso la nuova bandeccata che dalle trasmissioni nazionali tutto fa dimenticare di quel che fa questa giunta di governo cittadino improvvisata. Nel male, come in questo caso, e nel bene (come pure hanno fatto in questi due anni, e lo strano è che nessuno degli assessori si renda conto che il bandecchismo lo annichlisce).

La storia nei dettagli la racconta Marco Coppoli nella sua pagina di Facebook, io aggiungerei solo: “vergognatevi”. Ma sarebbe inutile perché chi non conosce la dignità non può percepire l’umiliazione.