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“Aurora nel buio” di Barbara Baraldi

Pubblicato il 22 Ago 2024

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Ci volevano i record di calore di questa pazzesca estate 2024 per bloccare ogni altro tipo di attività e consentirci di recuperare alcuni dei titoli lasciati nel cumulo, ovvero quella torre di libri che ogni buon lettore ha in qualche settore della libreria. Sono i libri “da leggere”, prima o poi (i nostri intorno alla ventina, più qualche e-book nel kindle).

Come è noto la presenza di questa torre nelle proprie librerie, a prescindere dalla sua altezza, non può impedire in alcun modo ai lettori seriale di acquistare altri libri; così quando il cumulo si riduce in modo significativo, come è successo al mio quest’estate, è sempre un evento degno di nota.

Ancor più quando con l’occasione si recupera un gioiello di rara bellezza come Aurora nel buio di Barbara Baraldi (Giunti Ed. 2017, 528 pagine, 12 €), di cui vale la pena parlare anche se in colpevole ritardo come nel nostro caso.

Non avevamo letto nulla dell’autrice ad eccezione delle storie di Dylan Dog (fumetto di cui peraltro è stata recentemente nominata curatrice), la lettura è stata quindi totalmente priva di condizionamenti precedenti se non le alte aspettative di partenza dovute ai numerosi premi vinti da questo libro e la crescente fama della scrittrice.

Aspettative che una volta tanto non sono rimaste deluse, anzi.

Aurora Scalviati, è senz’altro uno dei migliori personaggi dei thriller costruiti negli ultimi tempi: ex prima della classe della polizia italiana, sconfitta sul campo e in cerca di riscatto, mentalmente instabile, problematica, irascibile e al tempo stesso così fragile da crollare a pezzi appena gli altri non la vedono. Riassume in se diversi cliché dell’antieroe del genere noir-mistery, ed è impossibile non vedere in lei alcuni tratti dylandoghiani, ma la cosa è ci sta tutta, sia ben chiaro.

Come diciamo spesso è impossibile scrivere libri senza ricorrere ad alcuni archetipi della narrativa, ancor di più se si tratta di narrativa di genere. Ma ciò che rende un libro (o un film) originali e non ridondanti è la costruzione della storia e dei personaggi e le interazioni fra queste.

In tal senso il lavoro della Baraldi è di altissimo livello, i meccanismi che usa per incollare il lettore alle pagine del suo libro sono da manuale e in nessun caso abusa della sospensione dell’incredulità da parte del lettore. (Polemica personale: che Hollywood e Shalyman in particolare prendano appunti che sui thriller siamo scarsini negli ultimi tempi.)

[foto dal profilo facebook dell’autrice]

 

La costruzione della procura di Sparvara (paese inesistente o meglio non più esistente dell’Emilia, ci siamo appuntati di approfondire sul perché la Baraldi usi proprio questo nome per costruire la sua Castle Rock) con una serie di protagonisti la cui etica e moralità non saranno mai chiare neanche alla fine del libro, è uno spaccato di un paese in cui quando si gratta la superficie dell’apparenza escono fuori mostri.

Reali, come chi fa a pezzi una famiglia. Immaginari, come quelli che ti perseguitano negli incubi. O mostri che si nascondono nel comportamento quotidiano fatto del non detto e del non visto. Mostri del rimorso, delle passate violenze, delle attuali precarietà, di un paesino come tanti che neanche la nebbia non riesce a riappacificare mai del tutto.

No spoiler ovviamente quando si parla di thriller recenti, e visto che ci sono altri quattro capitoli della saga di Aurora buona lettura!