Dopo l’11 settembre 2001 per diverso tempo si ritenne che il genere thriller fosse in difficoltà perché l’immaginazione dei suoi autori non poteva competere con la realtà.
Ben presto questo fu smentito dai fatti, anzi negli anni a seguire il genere thriller ha assunto sempre un maggior importanza sia nel mondo cinematografico che quello letterario.
Forse per questo quasi nessuno ha pensato, o almeno dichiarato pubblicamente, che il nostro genere preferito potesse andare in crisi a causa del real horror della pandemia che abbiamo vissuto, e ancora ci siamo in mezzo, in questi due anni.
Anzi, studi sociologici hanno sostenuto che gli amanti dell’orrore hanno affrontato meglio la crisi pandemica in quanto abituati alla tensione e al confronto con l’assurdo.
Lasciando la tematica agli specialisti vediamo invece che cosa ci hanno regalato cinema e tv in questi due anni di pandemia. Di certo i vari lockdown della prima fase non ha molto aiutato le produzioni per fortuna i canali delle pay tv hanno compensato le sale chiuse dei cinema.
In termini di uscite ovviamente, non hanno potuto certo compensare le emozioni che il grande schermo regala; se c’è una cosa certa di questi due anni è che tutti si sono resi conto di come andare al cinema (o al teatro) sia un’altra cosa rispetto a vedere gli spettacoli in tv per quanto questa possa essere gigante o in HD.
[Aperta partentesi polemica.] L’han capito tutti tranne il Ministro della Cultura italico che continua a tacere sull’affossamento di cinema e teatri a causa di provvedimenti ridicoli che vanno a colpire luoghi dove i contagi si sono dimostrati essere letteralmente inesistenti. [Chiusa parentesi. La polemica continuerà a lungo.]
Di sua maestà Michael Myers e Halloween Kills abbiamo già parlato in modo approfondito, aspettiamo di sapere cosa ci riserverà l’ultimo capitolo della trilogia targata Gordon Green/Carpenter per dare un giudizio complessivo.
Procediamo quindi in ordine casuale: ben riuscito Gretel e Hansel, adattamento della fiaba dei fratelli Grimm, diretto da Oz Perkins (ebbene sì, figlio di Anthony) con Sophia Lillis nei palli di una sorprendente Gretel. Film assolutamente da vedere nonostante qualche debolezza nella trama.
The new mutants, taggato giustamente anche come horror è stato forse il film penalizzato più di ogni altro dalla pandemia, con l’uscita rimandata più volte dal 2018 in poi e poi fissata per marzo – aprile 2020 (la classica sfiga dei mutanti verrebbe da dire). Nonostante sia stato molto criticato per aver reso troppo cupi i protagonisti a nostro avviso il film va ben oltre la sufficienza ed ha spunti molto interessanti per tutto l’universo mutante (proprietà Sony). Però se i rumors che abbiamo sentito sono veri, quell’universo non dovrebbe restare indipendente troppo a lungo dal resto del Marvel Cinematic e in quel caso probabilmente verrà tutto azzerato per nuovi reboot. Sarebbe un peccato, a noi non è dispiaciuto anche per la presenza di Anya Taylor-Joy, che sarà pur vittima della sindrome del prezzemolo (troppi film e troppe serie che la vedono protagonista) ma fino ad ora non ci sembra che abbia sbagliato un colpo.
Restando in quelle zone super-eroiche quest’anno è uscito il secondo capitolo di Venom, La furia di Carnage. A fianco di un Tom Hardy sempre più schizofrenico con il suo ospite, viene messo un (altro) villain d’eccezione: Woody Harrelson interpreta Cletus Casidy ospite del secondo simbionte. Rosso questa volta. Il film è certamente d’impatto, spettacolare e godibile anche se forse un po’ troppo prevedibile nella trama.
Deludente, davvero troppo deludente Il settimo giorno del quasi esordiente Justin P. League, nonostante la presenza di Guy Pearce il film non si scosta di un centimetro dalle fin troppo sentite storie di esorcismi. Forse quello degli esorcismi è il filone più difficile su cui produrre qualcosa di originale ne conveniamo, tuttavia qualcosa di meglio era lecito attendersi.
Ci è molto piaciuto invece il ritorno di Candyman diretto da Nia Da Costa (prima regista afroamericana che debutta con un film direttamente al n.1 del box office americano) che non solo rende omaggio al personaggio di Clive Barker richiamando in servizio anche Tony Todd nei panni del cattivissimo spirito vendicatore di colore ma inserisce a tutti gli effetti l’opera nel molto apprezzato filone horror antirazzista dell’ultimo periodo.
Non certo horror ma di certo definibile come un noir gotico, così come del resto è il fumetto originale, il Diabolik dei Manetti Bros. convince gli appassionati (non tutti ovviamente, ma quello è impossibile) e risulta anche uno dei film più visti dell’anno nel periodo natalizio. Eravamo molto scettici sull’iniziativa ma dopo la resa cinematografica e delle tre ottime prove di Miriam Leone (che sembra uscita direttamente dal fumetto) nei panni di Eva Kant, Luca Marinelli in quelli di Diabolik e Valerio Mastrandrea nel ruolo dell’ispettore Ginko non possiamo che assegnare un 8+ sul nostro personalissimo cartellino. Insieme al successo del bellissimo Freaks Out (altro film fantasy con sfumature gotiche) abbiamo segni evidenti che, nonostante tutto, il “Fantastico made in Italy” è vivo e porta a casa successi sempre più significativi.
Altro film penalizzato dalla pandemia è stato Letto n. 6 dell’esordiente regista italiana Milena Cocozza che pure ha raggiunto un buon pubblico grazie alla diffusione sui canali Sky e Netflix. Un buon lavoro su un tema classico: “fantasmi in una clinica psichiatrica”. La bravura della regista rende la pellicola un ottimo equilibrio fra ironia, suspense e jump scares , inoltre l’impegno sociale ce la fa collegare al filone dell’horror italiano ricollegabile a Fulci e Avati.
Gustoso il confronto teologico sui santi e le sante del cattolicesimo ne Il sacro male, film del regista greco Evan Splitopulus. con un Jeffrey Dean Morgan che dopo la sua indimenticabile performance nella serie Walking Dead si trova sempre più a suo agio nel mondo horror.
Ma assegniamo la nostra personalissima palma di miglior film in fase pandemica alla seconda prova del regista italiano Roberto De Feo. Se con il pure acclamato “The Nest”, siamo sinceri, non ci aveva molto convinto, di A classic horror story non possiamo che dire semplicemente: chapeu! Ancora una volta un film italiano e ancora una volta un tema classico, la wrong turn: un viaggio fra passeggeri casuali in un pullman che si trasforma in un incubo. Ma non siamo nel deserto americano de “Le colline hanno gli occhi”; siamo in Italia in un viaggio di ritorno dal nord verso la Calabria, fra studenti e professionisti che prendono una sorta di servizio bla bla car per tornare a casa. Ancora un esempio di come un plot classico può venire totalmente rinnovato dal geniale sviluppo della storia.
No spoiler; film che realizza un crescendo emozionale perfetto omaggiando molti classici e, dopo il finale, non può che strappare applausi convinti. Lo ripetiamo: chapeu!